Fra i registi italiani attualmente in attività, uno dei nomi secondo me troppo poco considerato, è quello di Guido Chiesa. Regista torinese molto versatile, ha lavorato in America con Jarmusch e Cimino, ha realizzato svariati documentari, videoclip, la serie TV di Sky Quo Vadis, Baby? e scritto e diretto un buon numero di film, fra cui l'adattamento de Il partigiano Johnny, e il suo ultimo Io sono con te, sulla figura di Maria (la mamma di Gesù, non quella con tanti Amici). Risale al 2004 quello che trovo il suo lavoro più riuscito e, forse, appassionato. Prende le mosse da un documentario realizzato nel 2002: Alice è in paradiso, che racconta la storia di Radio Alice, un'emittente radiofonica bolognese attiva nella metà degli anni '70. Fu una delle nascenti radio libere di quel periodo, voluta e creata da un gruppo di amici, che decisero di lasciare la parola a chiunque avesse qualcosa da dire. La sua importanza fu infatti prima di tutto di stampo comunicativo, poi politico, e infine culturale. Attorno al gruppo fondatore si formò un nugolo di attivisti, femministe, "compagni" riuniti per esprimere i nascenti ideali di libertà e rivolta di quegli anni. Nacque quasi un movimento, fatto di sessualità, concerti, dibattiti, e musica proibita. Wikipedia ha come sempre una pagina molto esaustiva sulla Radio, che possiede comunque il suo sito; cliccando sul link di sopra invece trovate informazioni sul documentario stesso alla pagina del sito ufficiale di Guido Chiesa, che è tutto molto interessante, e sul quale merita spendere un po' di tempo.
Valerio Binasco - Marangon |
Valerio Mastandrea - Ten. Lippolis |
Tommaso Ramenghi e Marco Luisi - Sgualo e Pelo |
La fotografia di Gherardo Rossi è ben più che funzionale. Calda e sgranata per le scene alla radio, fredda e virata in blu per la caserma, gelida e sovraesposta negli ambienti familiari, caratterizza il film con immagini finalmente degne di essere ricordate. Il montaggio di Luca Gasparini invece è una sorpresa, nella perfezione con cui ritma le sequenze trovano spazio anche tocchi d'inventiva, esperimenti, idee importanti. Essendo poi questo un film smaccatamente musicale, la colonna sonora di Teho Teardo assume una particolare valenza. Se questo artista fa capolino in tutte le migliori produzioni nostrane, il motivo è da ricercarsi nella sua grande capacità di saper rivoluzionare la partitura da scena a scena. Il suo eclettismo gli permette di alternare struggenti melodie di archi a pezzi elettronici, contribuendo in modo importante all'atmosfera generale e al carattere dei personaggi.
È un piacere osservare innovazione, profondità, e un'aura di originalità in produzioni partorite non esclusivamente dai soliti Sorrentino, Garrone, Molaioli e Moretti. Questo è un ottimo esempio di film italiano come dovrebbe essere, ovvero l'unione delle diverse competenze artistiche di autori provenienti anche dal di fuori del mondo del cinema. Sarebbe bello che i Wu Ming si mettessero all'opera su qualche altra sceneggiatura, portando la loro bravura narrativa e la loro impronta autoriale; sarebbe bello che Domenico Procacci e Guido Chiesa avessero più possibilità a disposizione; sarebbe bello che più gente avesse visto questo film, che invece passò piuttosto inosservato.Io consiglio di dargli un'opportunità (fino alla fine dei titoli di coda, mi raccomando). Qui c'è la scheda sul sito ufficiale del regista, con interviste e materiale dietro le quinte, e qui invece è possibile (non so come o perché) visionare gratuitamente e legalmente tutto il film.
Lavorare con lentezza deriva dal titolo della canzone di Enzo Del Re che apriva e chiudeva le trasmissioni di Radio Alice. Particolarità di questo cantastorie, come possiamo vedere in questo video, è il fatto che il suo esclusivo strumento musicale sia una sedia.
E poi dicono che l'Italia non è un paese fantastico.
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