giovedì 20 gennaio 2011

La canzone: Il testamento di Tito

Perché?
Perché quando l'ho ascoltata la prima volta pensai che nessun'altra canzone avrebbe mai potuto essere così bella.

E poi ho sentito questa qui.

E ancora oggi non ho capito quale sia la migliore.

Se Fabrizio De André avesse saputo scrivere questa cosa da solo si sarebbe chiamato Bob Dylan, o Dio, che sono poi sinonimi. Invece, per quanto uno possa amarlo, è giusto sapere che non faceva mai le cose da solo. Non era semplicemente capace, si limitava al suo, e poi chiedeva aiuto, generalmente ai migliori. Il saperlo a me l'ha solo reso più simpatico. E allora: i testi di quell'immenso capolavoro che è La buona novella furono scritti insieme al grande Roberto Dané, e le musiche e gli arrangiamenti furono molto probabilmente più frutto dell'immenso Gian Piero Reverberi (come per i suoi primi 8 album) piuttosto che di Faber. La PFM, che la suonò in quello storico concerto e poi in molti altri a venire, aveva in realtà già partecipato alla sua creazione nel lontano 1970, solo che allora si chiamavano ancora I Quelli, Mauro Pagani c'era ma non era ancora ufficialmente nel gruppo, e facevano i turnisti in giro per gli studi di registrazione. Quindi in definitiva, diciamo che hanno ragione Franz Di Cioccio e Co a sentirla anche un po' loro.
Di tutto l'album magari parliamo un'altra volta, ma sappiate che quando sentite un violino non è né di Lucio Fabbri, che all'epoca non c'era ancora, né di Pagani, che si limitò a suonare il flauto. No, quando lo sentite è perché a suonarlo c'era uno sconosciuto giovanotto di nome Angelo Branduardi.

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