lunedì 31 dicembre 2012

Il Buono, il Brutto, il Cattivo del 2012

Viva le tradizioni! Anche quest'anno, come di consueto, la meravigliosa e originalissima rubrica sul meglio e il peggio dell'anno che sta per concludersi. Wow! Allora non perdiamo altro tempo e cominciamo subito con il Buono. Ovvero le cose che meritano di essere ricordate e portate con noi nel 2013.

FUMETTO

Da un po' di tempo il meglio nel fumetto giunge dal passato sotto forma di ristampe, e direi che nell'ambito dei comics americani quest'anno è trascorso sulla stessa placida onda, con le solite riproposte del lavoro di Morrison, Miller, Gaiman, Ellis in edizioni più o meno absolute. Meglio di niente, verrebbe da dire. Anzi, molto molto meglio, almeno si ha l'opportunità di accaparrarsi materiale buono e giusto in formati meritevoli e curati. Voglio mettere in risalto soprattutto due ristampe, stavolta nostrane, che valorizzano autori importanti del nostro paese.




Sempre in quest'ottica, continuano anche le interessanti iniziative da edicola legate a quotidiani o periodici, e la più sublime è a mio parere senza dubbio questa.

Dal punto di vista delle novità, Marvel e Dc mi sembrano in disastrosa caduta libera. L'effetto delle produzioni cinematografiche legate ai loro personaggi, se da un lato ha sicuramente giovato al portafoglio di dirigenti e amministratori, ha d'altro canto distrutto la qualità della maggior parte delle pubblicazioni. Fa eccezione il Daredevil di Mark Waid e Marcos Martin per la grandezza dei due autori, ma notizie nell'aria parlano di un probabile nuovo film sul diavolo rosso, e si può star certi che in tal caso l'andazzo cambierà. Hulk è uscito con le ossa rotte (e se capita pure a lui...) da un lustro di cattive gestioni, una su tutte quella di Jeph Loeb. Gli altri personaggi della casa delle idee vengono continuamente rimescolati e stravolti in periodici megaeventi e crossover sempre più ridicoli. Per la Dc comics, anzi Dc Entertainment (sigh) parla da solo il recente trattamento riservato a Karen Berger e alla sua creatura. L'intera linea Vertigo verrà privata di quella libertà che l'ha resa la miglior realtà editoriale d'America (e del mondo, a mio parere) per questioni economiche e di sfruttamento cinematografico delle nuove serie. In questo sconsolato panorama di speculazione e lucro sconsiderato, va considerato anche che questo è stato indubbiamente l'anno di The Walking Dead, con l'inaspettato e folgorante successo della serie TV, che ha spinto la meritevole Saldapress a ristampare in fretta e furia i primi episodi in formato bonellide da portare in edicola. Intanto la creatura di Robert Kirkman continua la sua corsa in slancio e scioltezza, riconfermandosi una stupenda lettura. Ed ormai è da considerare a tutti gli effetti una solida realtà.

Dunque, nel campo delle novità, queste sono quelle che io salvo quest'anno. Può darsi sia uscito il più grande fumetto di tutti i tempi, ma io non l'ho ancora letto.


Il ritorno di Brian K. Vaughan. Bastava già questo. Ma ad accompagnarlo c'è Fiona Staples, una disegnatrice dal tratto stupendo e di grande freschezza. Se tutto ciò sarà bello soltanto la metà di Y: l'ultimo uomo, avremo un nuovo grande capolavoro fra le mani.

Sempre la Bao Publishing ha avuto l'enorme merito di averci portato il libro che attendevo di più quest'anno. Perché in questo mondo di scarsissime certezze, una c'è sempre: Alan Moore. Quello che per me è il più grande e influente scrittore vivente ci benedice con un'altra avventura della Lega degli Straordinari Gentlemen ancora in coppia con Kevin O'Neill. E io sono una persona semplice, mi basta questo per gioire.










L'iniziativa più coraggiosa e riuscita dell'anno ad una casa editrice italiana. Alla faccia di quelli che accusano la Bonelli di essere immobile mentre il mondo le scorre accanto. Questa nuova collana Le Storie è un balzo in avanti nella direzione dell'amore per il fumetto e della qualità. Se ne sentiva davvero il bisogno.












Due parole: Joe Sacco. Sulla fiducia. 










MENZIONE SPECIALE

È del 2011 ma io l'ho conosciuto quest'anno, è bellissimo, sorprendente, ed è una cosa che dovremmo leggere tutti. Grazie Chester BrownQui una recensione di quando ancora ci credevo.










MUSICA

TOP 20 DISCHI

Annata veramente strepitosa per la musica leggera, dal mio punto di vista. La top 20 degli album qui sopra non rappresenta una qualche graduatoria di merito, ma l'ordine non è del tutto casuale. In prima fila celebro il grande ritorno di molti vecchi miti, felicemente ancora in attività. Tempest di Dylan è il più sofisticato album di Bob da quasi un ventennio a questa parte. Brani lunghissimi in cui sfoga la sua voglia di narrare, come un antico lupo di mare pieno di storie da raccontare. Contiene almeno un paio di capolavori assoluti. Di Leonard Coen abbiamo parlato e ci è amorevolmente piaciuto. Il disco di Sprinsgteen è una batteria carica di energia rock e blues, e l'addio a Clarence Clemmons non poteva essere celebrato meglio. Privateering è l'ennesima dimostrazione che Mark Knopfler è non solo uno dei più grandi chitarristi viventi, ma, soprattutto, un enorme musicista tout court. Il suo è il vero disco blues dell'anno, intenso e puro, in un album doppio.
In seconda fila abbiamo la meravigliosa colonna sonora country del film Lawsless da parte degli inossidabili Nick Cave (anche sceneggiatore) e Warren Ellis, tramutatisi in Bootleggers, contrabbandieri di musica d'altri tempi ai giorni nostri. Sono accompagnati qui da una serie di formidabili artisti fra cui Mark Lanegan, di cui parleremo tre righe più sotto. Intanto, dopo la meraviglia dello scorso anno, Ry Cooder è tornato con un disco realizzato in fretta e furia per parlare in tempo delle elezioni americane, in quello che, così composto da poche fulminanti canzoni, rischia di essere uno dei dischi migliori della sua carriera. E ora, come promesso: Mark Lanegan. Il più eclettico musicista americano in circolazione, in Blues Funeral offre un'incredibile campionario di brani che non sono semplici canzoni, ma cattedrali musicali, animate dal fantasma della sua voce cavernosa e profondissima. Algiers dei Calexico è, invece, semplicemente, il loro miglior disco di canzoni di sempre. Brilla altissima la strumentale title track che dimostra in maniera lampante la loro maestria esecutiva.
In terza fila abbiamo i miei amati Counting Crows, dei quali per fortuna abbiamo già parlato, perché troppe cose ci sarebbero da ri-dire. Jack White non aveva bisogno di Blunderbuss per dimostrare di essere il più interessante e versatile musicista in circolazione, ma questo suo fantastico primo disco solista lo rende ancora più evidente. Poi arrivano i Sixpence none the richer con questo lavoro piccolo e intimo, che mi riporta come in un viaggio nel tempo alle atmosfere degli anni '90, decennio in cui li avevo lasciati e nel quale sono assai felice di farmi riaccompagnare. Infine Regina Spektor, che con un disco frizzante e imprevedibile, non fa che riconfermare il suo grande talento.
In quarta fila spunta il mio piacere segreto dell'anno: From the top of Willamette Mountain di Joshua James è di una bellezza unica, e se non riesce a raggiungere la meraviglia di Build Me Up del 2009, è solo perché non è facile superare un capolavoro assoluto. Con Babel, i Mumford & Sons sono tornati più consapevoli di prima ma con la stessa energia, partorendo un gruppo di canzoni sublimi ed energiche. Il disco che ho sicuramente ascoltato di più quest'anno. Anche dei Black Keys parlavamo in quel di Gennaio, ma la freschezza del loro rock li ha mantenuti in una posizione memorabile nel corso di tutti questi 12 mesi. Il Bend Beyond dei Woods è stata una piacevolissima scoperta. Come suggerisce la copertina, siamo dalle parti di un rock lisergico e vagamente sixties che fa ricordare spesso e volentieri gruppi come Kinks o Beatles.
In ultima fila spiccano i Band of Horses con un disco di solido e classico indie-rock sulla scia dei loro lavori precedenti, che anche all'ennesimo ascolto riesce a non perdere di brillantezza. Grande annata poi per gli Of Monsters and Man, formidabili compositori di melodie orecchiabili capaci di conquistare subito per la loro semplicità ed immediatezza. Veramente difficile resistergli, anche per un critico snob. Piacevoli scoperte sono stati poi Lana del Rey che ha proposto un sound pop ricercato e caratterizzato dalla sua particolare voce, ed i Temper Trap, che dopo il primo disco sono tornati con melodie molto più sofisticate e meno radiofoniche. Un gruppo solido e consapevole, di cui sentiremo ancora parlare.

MENZIONE SPECIALE


I Decemberists e i The Leisure Society sono indubbiamente i gruppi che ho più ascoltato e amato quest'anno. Per parlarne come si deve non basterebbero una decina di articoli di questa lunghezza, e per noi il tempo comincia a scarseggiare. Forza che sento già i botti, proseguiamo con...

CINEMA

Per il nostro amato cinematografo ho adottato il metodo della creazione di una serie di mini-classifiche volte a sezionare tutta la tipologia di film che raggiungono le nostre sale. Tali classifiche sono assolutamente strumentali e volte a favorire spudoratamente la mia opera di selezione. Yeah!

TOP 3 DOCUMENTARI


I documentari distribuiti in Italia nel 2012 sono grossomodo questi. Quindi non è stata una scelta molto difficile. Dobbiamo considerare anche il fatto che distribuzione è una parola assai grossa. Credo che complessivamente non siano rimasti in sala per più di due settimane, e in non più di una decina di sale in tutto il paese, ma vabbé. Il Mundial Dimenticato è in realtà un mockumentary, è italiano, è molto divertente, ed è anche piuttosto intelligente. Vi sembra poco? Ricordate che ho detto che è italiano.
Woody è una figata perché Woody Allen in sé è molto interessante, piacevole da ascoltare e divertente da vedere. Il film si limita a fare bene il suo lavoro di documentazione e interviste, e lo fa in modo garbato, senza mai insistere troppo. E questo non è necessariamente un pregio, anzi.
George Harrison, living in the material world è di Scorsese, è un capolavoro e mi aveva già folgorato allo scorso TFF. Un modo meraviglioso di spendere tre ore di vita.

TOP 3 ANIMAZIONE


Pirati! briganti da strapazzo è il nuovo film della Aardman, quelli di Wallace & Gromit. Sono inglesi e sprizzano inglesità da tutti i pori. Come ogni altro loro film, anche questo è bellissimo e divertentissimo, pieno di trovate geniali e di personaggi fantastici. Tecnicamente, alla Aardman portano avanti da anni un discorso coerente sulla stop motion, dimostrando come non abbia nulla da temere dalla tradizionale animazione in computer graphic. E neanche a farlo apposta, ecco spuntare Paranorman, altro gioiellino di stop motion dallo studio che ci ha già dato il capolavoro Coraline qualche anno fa. Un film che nessuno si aspettava così bello, forse la vera sorpresa dell'anno. A cui segue Ralph Spaccatutto, con il quale la Disney punta decisamente all'Oscar. Decisamente più bello del Brave della Pixar, più coraggioso (ah!) e più innovativo, al di là dell'ottima sceneggiatura che mette in scena, gode di una realizzazione tecnica veramente sorprendente. L'unica certezza, in questa pacifica guerra civile cinematografica fra Disney e Pixar, è che John Lasseter, produttore esecutivo di entrambe, domina su tutti.

TOP 5 FILM ITALIANI


Ok, questa è una Top 5 perché trovarne altri 5 per fare una Top 10 era un'impresa improba. Rimane giusto fuori Bella Addormentata di Bellocchio, che se io avessi visto probabilmente sarebbe qui con noi. E invece! Comunque direi che anche per quest'anno nel cinema italiano vale il motto "pochi ma buoni". La qualità da noi sta in mano a un certo gruppo di autori (in questo caso Virzì e Garrone), vecchi leoni (i Taviani) e talune rare belle sorprese (Ciprì e Vicari, a cui non avrei dato un soldo). Tutto il resto è noia, o meglio: disperazione. Il problema del nostro cinema non è il picco qualitativo isolato, quello c'è sempre stato, il problema è la qualità media delle proposte, davvero desolante. Consoliamoci con 5 film davvero belli, che potrebbero stare comodamente in una classifica globale di quest'anno (uno come Garrone, per dire, è uno dei pochi grandi vanti del nostro paese).

TOP 5 FILM EUROPEI


Ecco il mio parere sui migliori film europei distribuiti quest'anno in Italia, divisi equamente fra inglesi (sopra) e francesi (sotto). Ci sarà da fare due calcoli? Risposta: sì. Gli inglesi stupiscono di brutto, soprattutto perché quei tre gioielli sono opera di registi alle prese con la loro opera prima o seconda. Steve McQueen è il nuovo genio del cinema (siamo d'accordo), e anche se Shame è secondo me inferiore ad Hunger (ma quale film degli ultimi 5-6 anni non lo è?) permane una delle pellicole più intense e sorprendenti dell'anno. Per  La Talpa  di Tomas Alfredson basti dire che è l'unico film che ho visto due volte al cinema nell'arco della mia onorevole vita. E Attack the Block è il più divertente e intelligente film sulle invasioni aliene da... diciamo... Attack The Block?
Per la Francia invece, vale una sorta di discorso opposto. Un Sapore di Ruggine e Ossa, struggente e articolato discorso sulle difficoltà della vita, scritto e diretto con maestria, è la conferma del talento di un solido e stimato autore: Jacques Audiard, che dopo Il Profeta inanella un altro capolavoro lavorando su un genere e uno stile totalmente diverso.
Amour è per quanto mi riguarda l'assoluto e incontrastato film dell'anno, diretto da quello che è probabilmente il più grande regista in attività: l'austriaco Michael Haneke, detto Matusalemme. No scherzo. Seriamente, ogni suo film è un'incredibile esperienza audiovisiva, il rispetto con cui tratta lo spettatore è unico, e la sua messa in scena ha una capacità di permeare le storie che racconta fino a renderle tutte memorabili. Un grande regista e un grande sceneggiatore, che non spreca un'inquadratura, un taglio o un movimento di macchina dove non è necessario. Rigoroso e solenne pur raccontando una vicenda minimale con due soli personaggi, il suo è un cinema coerente, profondo e di grande, grande impatto. Non lo si può raccontare, va fruito. Pura arte.

TOP 12 FILM AMERICANI





Top 12? Chi l'ha mai sentita una top 12, cialtrone?
Eh lo so, avete ragione, ma una volta messi assieme questi non sono riuscito a decidere quale estromettere... E poi così la grafica è molto più bella, dai. Per di più devo dire di non avere particolari preferenze nemmeno qui in mezzo, a parte l'indiscussa supremazia di Hugo Cabret, capolavoro assoluto e film maggiore nella filmografia di Scorsese. Gli altri sono tutti ottimi film, chi più chi meno, con qualche difettuccio o mancanza di partenza. Per dire, Vita di Pi ha la più straordinaria parte centrale fra tutti, ed il miglior uso del 3D (ovviamente dietro a Hugo Cabret, vero manuale d'istruzioni di stereoscopia), ma risente di pesantezza nel suo incipit e nel finale. Molto Forte, Incredibilmente Vicino è un film a cui non si può non volere bene, ed è sostanzialmente perfetto. Lo Hobbit è il mio piacere segreto. Tornare in quei luoghi, in quello stile, in quelle musiche, con quei personaggi, è stato sublime. Questo è un divertentissimo film d'avventura, molto diverso dalla trilogia del Signore degli Anelli, ed è giusto così. Non ha quell'epica o quel dramma. Qui c'è molta più magia e più fantasia. Peter Jackson non è uno stupido o uno che sbaglia strada, fidatevi, ed è benissimo consapevole della differenza fra le due storie. Accomodatevi in poltrona, lasciatelo fare, e soprattutto lasciatevi stupire. Skyfall è probabilmente il miglior James Bond di sempre, di sicuro quello con la migliore fotografia del mio beniamino Roger Deakins. Ed il fortunato periodo per un attore modesto come Daniel Craig è sottolineato anche da Millenium, uomini che odiano le donne, un film tecnicamente superbo, girato da un David Fincher in gran forma, che saprebbe rendere interessante, ritmata e avvincente anche una puntata dei Teletubbies. Argo è la conferma che Ben Affleck deve lasciare la recitazione per darci dentro con la regia, perché ha un gran futuro. Anche Young Adult è una conferma. Juno Temple ha scritto la sua sceneggiatura migliore, uscendo dai cliché e dimostrando di possedere una vera abilità narrativa nel tratteggiare una storia complessa e non convenzionale. Jason Reitman, regista solido e capace di mettere in scena qualsiasi cosa con brillantezza, merita ancora il nostro plauso dopo il già notevole Fra le Nuvole. War Horse è uno Stephen Sbielberg all'ennesima potenza, e ciò è sempre buono, giusto e bellissimo. Another Earth è il film indipendente che non ti aspetti. Tratta la fantascienza come spunto per un dramma pulsante e passionale, rivelando un'attrice d'irreale bellezza. Alzi la mano chi riesce a guardarlo senza rimanere ipnotizzato dal viso di Brit Marling. Moonrise Kingdom, pur essendo sostanzialmente lo stesso film che Wes Anderson continua a fare, rappresenta un certo approdo e punto d'arrivo del suo cinema. Influenzato dall'esperienza di Fantastic Mr. Fox, Anderson gira il film come un cartone animato: visivamente spumeggiante, muovendosi sui binari consolidati del suo cinema, rappresenta perfettamente quella che è la sua poetica e la sua concezione del mondo. Alla prossima opera però, sarà richiesta più originalità per funzionare. Infine direi 50 e 50, un film piccolo piccolo, che racconta con tenerezza infinita un'esperienza personale di malattia e sofferenza, e nel farlo riesce a far sorridere e riflettere. Con tutti i suoi limiti, è un film capace di rimettere il mondo in prospettiva e cambiarti la giornata.

MENZIONI SPECIALI

 

In questa categoria rientrano i film particolari. Qui abbiamo quelli che sono arrivati in ritardo di parecchio tempo nelle nostre sale. Di Hunger abbiamo parlato abbondantemente. The Way Back è invece il film perduto del maestro Peter Weir. Doveva arrivare nel 2010 ma l'hanno distribuito solo quest'estate, in sordina, quasi con vergogna. Non si capisce perché, in quanto è un film bellissimo, di quelli che non si fanno più, con grandi divi, paesaggi pazzeschi, e una storia (vera?) incredibile. Da recuperare. E poi c'è Il Castello nel Cielo, un altro dei capolavori di cui è disseminata la carriera di Hayao Myiazaki. È il suo terzo lungometraggio, il primo dello Studio Ghibli, arriva dal 1986 ed è ancora insuperato.



 


E questi sono invece i film prodotti nel 2012 ma non, o non ancora, distribuiti nel nostro paese. Io li ho visti grazie a festival, anteprime o vie traverse. Quartet è lo stupendo primo film da regista di Dustin Hoffman. È una commedia sulla vecchiaia scritta e diretta benissimo, con grandissimi interpreti, che va vista obbligatoriamente in lingua originale per non perdere tutto lo straripante humour inglese che trasuda. Gli accenti, i toni, gli ammiccamenti.
Robot & Frank è un'altra commedia sulla vecchiaia (W i vecchi!) però fantascientifica, con finale amaro da film d'autore europeo, calato in un contesto di puro intrattenimento americano. Il film che non ti aspetti.
Beasts of the Southern Wild è in tutte le classifiche mondiali dei film dell'anno (e ora pure in questa), ma da noi non lo distribuiscono. Vabbé. Basti sapere che è un film veramente originale e inconsueto, in cui viviamo il mondo tramite gli occhi di una bambina. Una fiaba per adulti. Posso dire ancora "bellissimo" o ho esagerato? Ho esagerato? Ok. Ma sappiate che lo è.
Per Just Do It possiamo agevolare il filmato con l'intervista alla regista, Emily James, che in barba alla sua giovane età ha realizzato un documentario davvero interessante sul mondo degli attivisti, povero di mezzi ma ricco di contenuti e riflessioni, che meriterebbe davvero di essere distribuito su larga scala e di essere visto da quanta più gente possibile. Aggiungo anche la non trascurabile informazione che io mi sono invaghito perdutamente di lei. Ma proseguiamo!
E una bella distribuzione, miei cari, la meriterebbe pure The Big Fix, vincitore dell'ultimo Festival Cinemambiente di Torino. Decisamente più ricco e impegnativo, il film racconta tutto, ma proprio tutto del disastro ambientale della BP nel Golfo del Messico. Ci fa quasi sentire sulla pelle il fastidioso tocco del petrolio, l'odore mefitico dei suoi gas, e ci mette in contatto con la triste realtà: quel disastro ha significato morte e sofferenza per migliaia di chilometri di ambiente circostante, e per migliaia di persone. Stronzi è dirvi poco, ma ve lo dico.
In conclusione un altro splendido lavoro di Werner Herzog, la miniserie televisiva Death Row sulla pena di morte. Una serie di episodi che raccontano alcuni casi di prigionieri condannati a morte in diverse zone degli Stati Uniti, tramite interviste, materiale d'archivio e nuove riprese. Difficile immaginare un lavoro più esaustivo e d'impatto sull'argomento. Herzog è davvero uno dei grandi maestri del cinema attuale, e la forza di questo suo lavoro può e deve smuovere le coscienze sull'argomento. Perché non può di certo lasciare indifferenti.

FINE

Bene, anche quest'anno abbiamo terminato. Un cordiale saluto e un sincero augurio di Buon Anno a tutti!

Eh?
Come dite?
Non abbiamo visto il brutto e il cattivo? Beh, sapete.... io penso che di brutti e cattivi ce ne siano stati così tanti che non vale davvero la pena portarceli nel futuro. Speriamo rimangano qui, in questo angolino di passato e smarriscano le nostre tracce. Quindi sì, di nuovo Buon Anno... e che il brutto e il cattivo si fottano!

Yuppyyyyy!!!