domenica 27 marzo 2011

Panoramica a schiaffo

Il crac Parlmalat, con i suoi protagonisti, le sue dinamiche, i suoi risvolti, le sue conseguenze. Come? Esatto, nel film non si parla di ciò che è successo alle migliaia di risparmiatori rimasti fregati dalla finanza creativa di Cragnotti, Tonna e company. La storia rimane sui tre protagonisti Girone, Servillo e Felberbaum (sotto mentite spoglie agevolmente aggirabili) soffermandosi soprattutto sulla parte umana e sulle motivazioni. O meglio, dato che le motivazioni sono facilmente immaginabili, sul processo che ha portato la situazione a peggiorare sempre di più, fino a precludere qualsiasi via d'uscita. Ne emerge un ritratto piuttosto triste del mondo degli affari, e del capitalismo in generale, tanto che chi non è pronto, può persino arrivare a volerla fare finita (storia vera).
In realtà, al di là di tutto, Il gioiellino è un buonissimo film di genere. Uno di quelli che in America fanno un giorno sì e l'altro pure, ma che da noi è ormai più unico che raro. Eccellenze tecniche all'opera e qualità elevata, per un film che avrebbe potuto osare molto di più, ma che è invece rimasto, nonostante tutto, assai provinciale. Comunque, se dopo il giallo de La ragazza del lago, e questo thriller da scrivania, Molaioli si specializza nel fare film di genere, c'è da metterci la firma.
Piacere segreto: scoprire che anche in questa spinosa questione, Berlusconi ha fatto capolino.

Di Rango ho parlato qui, anche perché non basta lo spazio della famigerata panoramica a schiaffo per analizzarlo. È un capolavoro, il miglior film del mese e, per ora, dell'anno. Di gran lunga superiore a molti di quelli che hanno sfilato nelle candidature all'oscar. Questo può spingere ad una riflessione sul fatto che i migliori film attualmente in circolazione siano d'animazione, ma è anch'esso un discorso che richiede più spazio. Qui mi limito a segnalare che alla fine la voce di Rango è stata affidata a Nanni Baldini (Ciuchino in Shrek, Remy in Ratatouille, nonché altri diecimila attori e personaggi in miliardi di film), e non a Fabio Boccanera, come faceva credere il trailer. Per farmi perdonare vi faccio godere dell'arte di Massimo Carnevale a proposito di questo film.
Piacere segreto: la voce dello Spirito del West, che fa capolino ad un certo punto, è di Adalberto Maria Merli. Il che per me equivale sempre e comunque ad un piùpiù.

Frozen è il nuovo horror di Adam Green, che ha diretto parecchi cortometraggi e soprattutto Hatchet, pellicola che aveva ben impressionato. Qui tre ragazzi rimangono bloccati sul sedile di una seggiovia, in una stazione sciistica, abbandonati al loro destino. È un incipit tanto grottesco quanto, indubbiamente, spaventoso. Una di quelle situazioni che possono turbinare nella mente, turbare le salite in funivia, ma da qui a farne un film ce ne passa. C'era il concreto rischio di una porcata, invece Green ha lavorato di raffinatezza, essenzialità, e soprattutto regia. Inquadrature e montaggio sono estremamente dinamici, variando sempre sulla stessa immagine, proponendo un meccanismo più godibile che ansioso. La sceneggiatura ovviamente fa tutto il possibile per allungare la minestra, arricchire gli elementi in ballo, favorire l'identificazione. I personaggi perdono la loro dimensione di semplici pedine del destino, acquistano identità e personalità con il passare del tempo. Diventano tre figure drammaticamente umane immerse in una situazione al limite della sopravvivenza. Anche se, attenzione, rimaniamo sempre nel campo dell'horror. Ed è un esemplare del genere di tutto rispetto, particolarmente crudo, e duro con i suoi "eroi". Un film che non risparmia niente, né a loro né a noi. Un po' Open Water, un po' qualcosa di nuovo.



Anche di Gnomeo e Giulietta ho già parlato qui, e francamente c'è poco da aggiungere. Francesco Pannofino (fermatevi ad ascoltare il suo incontro con Michael Madsen) ha dato voce e anima al personaggio migliore del film: Piumarosa, che già da solo varrebbe il prezzo del biglietto, ma questa cosa dei dialetti dovrebbe scomparire SUBITO da ogni doppiaggio. Per favore.


Su questo film mi ero posto malissimo, potenza di un trailer e di una locandina che sembrano voler vendere uno di quegli stucchevoli e fastidiosissimi triangoli amorosi. E invece non è per niente così. Siamo di fronte ad una pellicola sorprendente sotto più punti di vista. Un lavoro minimale e accuratissimo che ruota attorno a tre personaggi (ancora?!) di rara intensità, e di conseguenza a tre memorabili performance attoriali, anche se Carey Mulligan svetta di gran lunga sopra i malaticci Andrew Garfield e Keira Knightley, divenendo la vera anima dell'opera. Mi viene da inserirlo nel gruppo di cui fa parte Revolutionary Road, ovvero quei film che nascono da opere letterarie talmente belle e importanti che non resta che metterlo in scena e filmare, per avere un capolavoro. Il libro omonimo di Kazuo Ishiguro rivive su schermo con una delicatezza e una passione difficili da immaginare. Lo scrittore di Nagasaki (!) naturalizzato britannico, ha partorito nel 2005 questa storia di fantascienza soft, che parla di clonazione, destino, esistenza, e soprattutto amore. Non lasciarmi è la più bella storia d'amore che si vede al cinema dai tempi di Se mi lasci ti cancello, perché prende il volo, e comincia a parlare di sentimenti e umanità in modo assoluto. La sceneggiatura di Alex Garland, già collaboratore di Danny Boyle, è buona, se non ottima, così come la scenografia di del premio oscar Mark Digby, che negli ambienti di tonalità grigie e pastello, imprime la psicologia dei personaggi. Ma la sorpresa più grande sta certamente nella regia di Mark Romanek, che si esprime in cambi di fuochi, campi lunghi, ritratti in luci soffuse. Questo è un film che si prende i suoi tempi, sia che siano carezzati dalle meravigliose musiche di Rachel Portman, sia che siano riempiti dal silenzio dei ventosi paesaggi delle campagne o delle solitarie spiagge inglesi. Sembra qualcosa di antico, profondamente europeo, e non figlio di un regista di videoclip americano. Anche se stiamo parlando di uno dei migliori, molto diverso dalla genialità di uno come Gondry, ma forse non troppo lontano dai suoi livelli. Basti pensare a questo, o ad uno dei videoclip storicamente più bello, premiato, ed emozionante della storia. Quello qui sotto.



Un film ispirato, profondo, struggente. Un discorso straziante sull'amore, sul male d'amore, sulla natura effimera della vita. Qualcosa che in questi cangianti giorni di passaggio fra inverno e primavera, e fra pensieri di solitudine e tristezza, fa un vero e profondo male al cuore.

sabato 19 marzo 2011

Wild World

Scritta e interpretata da Cat Stevens, comparsa sul capolavoro Tea for the Tillerman, il suo quarto album del settembre 1970.

Perché?
Perché nel giro di una settimana si sono susseguite le 4 diverse stagioni. Perché il Giappone ha vissuto in rapida sequenza tutta la gamma del peggio che possa capitare, facendo pensare ad ogni immagine alla venuta dell'Apocalisse. Perché è scoppiata la guerra per via dell'ennesimo dittatore. Perché il cielo aspetta che io esca per piovere, e che io torni a casa per smettere. Perché in una manciata di ore mi ha sorriso e salutato una prostituta nera, e mi hanno sorriso e salutato il Presidente della Repubblica e la signora Clio. Perché ho visto cinque incidenti automobilistici in cinque giorni, e il cadavere di una gallina che veniva spolpato e divorato dalle sue amiche. Perché è necessario che qualcuno proponga un referendum per rendersi conto che l'avanzata del nucleare e di questa "giustizia" è il male. Perché non caliamo semplicemente la nostra maschera e riveliamo quel che pensiamo, e vaffanculo al resto? Perché? Cosa c'è in fondo da perdere?


You know I've seen a lot of what the world can do
And it's breakin' my heart in two
Because I never wanna see you a sad girl
Don't be a bad girl

Midnight in Paris

Midnight in Paris è il nuovo film di Woody Allen. Sì, quello di cui si vociferava per via della presenza di Carla Bruni.
Mi hanno detto che devo esercitarmi con Photoshop perciò ho pacioccato un po' questa foto qui ed ecco il risultato. Credo di averla peggiorata.
Ad ogni modo quella qua sotto è la locandina ufficiale. No dico, ma che bella è?

mercoledì 16 marzo 2011

Le Notti Bianche

Un Paese sepolto dall'acqua. Sconvolto dai terremoti. Sprofondato nell'incubo nucleare. Ancora.



Gli abitanti di un Paese che fuggono. A bordo di navi e barconi. A rischio della morte, pur di cambiare la propria vita.



Un ragazzo iraniano, oggi, a Torino, che deve tornare a casa perché hanno rapito suo fratello diciannovenne.



Un Paese che lotta, e perde, contro il suo tiranno. Un popolo che tenta strenuamente di fare la sua rivoluzione, di raggiungere la libertà che può solo ammirare da lontano. Della gente lasciata sola, riportata nella sua caverna, accompagnata gentilmente dal disinteresse.



Un Paese giovane e già stanco. Dall'animo antico, dalla storia gloriosa. Dal presente doloroso, dal cuore disunito. Dai tanti colpi incassati, dai tanti colpi inferti.



Sono tante le notti bianche che avranno luogo nel mondo, stanotte. Per i motivi più vari, dalla gioia al dolore, all'amore, alla paura. Sono tante le Nazioni, gli Stati, i Paesi, le Regioni, i Distretti, i Quartieri, le Monarchie, le Dittature, le Democrazie, che dividono in confini e linee lo stesso pezzo di terra. Sono tante le persone che muoiono nel passato, nel presente, nel futuro, e che sono state seppellite in quella stessa terra.

Figura allegorica dell'Italia
Philipp Veit



Siamo tutti fratelli.
Stringiamci a coorte.
Siam pronti alla morte.

Siamo pronti alla morte...

domenica 13 marzo 2011

Lavorare con lentezza

Fra i registi italiani attualmente in attività, uno dei nomi secondo me troppo poco considerato, è quello di Guido Chiesa. Regista torinese molto versatile, ha lavorato in America con Jarmusch e Cimino, ha realizzato svariati documentari, videoclip, la serie TV di Sky Quo Vadis, Baby? e scritto e diretto un buon numero di film, fra cui l'adattamento de Il partigiano Johnny, e il suo ultimo Io sono con te, sulla figura di Maria (la mamma di Gesù, non quella con tanti Amici). Risale al 2004 quello che trovo il suo lavoro più riuscito e, forse, appassionato. Prende le mosse da un documentario realizzato nel 2002: Alice è in paradiso, che racconta la storia di Radio Alice, un'emittente radiofonica bolognese attiva nella metà degli anni '70. Fu una delle nascenti radio libere di quel periodo, voluta e creata da un gruppo di amici, che decisero di lasciare la parola a chiunque avesse qualcosa da dire. La sua importanza fu infatti prima di tutto di stampo comunicativo, poi politico, e infine culturale. Attorno al gruppo fondatore si formò un nugolo di attivisti, femministe, "compagni" riuniti per esprimere i nascenti ideali di libertà e rivolta di quegli anni. Nacque quasi un movimento, fatto di sessualità, concerti, dibattiti, e musica proibita. Wikipedia ha come sempre una pagina molto esaustiva sulla Radio, che possiede comunque il suo sito; cliccando sul link di sopra invece trovate informazioni sul documentario stesso alla pagina del sito ufficiale di Guido Chiesa, che è tutto molto interessante, e sul quale merita spendere un po' di tempo.
Valerio Binasco - Marangon
Essendo entrato in contatto con questa realtà, e con questa storia assolutamente cinematografica, il regista ha deciso di farne un film. E la sua prima mossa è stata senza dubbio la più azzeccata, ovvero il reclutamento in massa del collettivo Wu Ming per la sceneggiatura. I cinque scrittori (che adesso sono rimasti in quattro) indubbiamente se ne intendono di narrativa storica e di comunicazione di gruppo, ed hanno realizzato uno script che è probabilmente la vera forza di questo film. Come spesso si ricerca, ma purtroppo latita, è presente qui una solidità di base del testo, un robusto impianto narrativo. C'è la storia di Sgualo e Pelo, due ragazzi delle case popolari che non disdegnano qualche lavoretto per Marangon, un piccolo criminale locale. Quando lui propone loro di scavare un tunnel sotto il centro di Bologna per arrivare alla Cassa di Risparmio, i due cominciano a considerare che possa essere la loro occasione di potersene finalmente andare. Lavorando di pala e piccone, tutte le notti, prendono l'abitudine di ascoltare la radio, e qui si biforca la seconda storia. Quella (romanzata) di Radio Alice, raccontata in siparietti dell'epoca del muto che riescono ad essere sia stilisticamente azzeccati, quanto assai utili all'economia del racconto. Pigi, uno dei ragazzi della radio, stringe un legame affettivo con Marta, che porta su di sé un'altra delle storie dell'intreccio. Lei fa l'avvocato, e come suo incarico deve difendere uno dei giovani delle case popolari, che ha aggredito e malmenato un vecchio della zona. Il ragazzo si rifiuta di parlarle, e Marta sembra essere l'unica che abbia a cuore la sua sorte. Poi c'è Lionello, il carabiniere che ha il compito di monitorare le trasmissioni di Radio Alice. La sua è la figura più emblematica del film, come il capitano Wiesler de Le vite degli altri, ascoltando le parole a flusso libero e continuo dei ragazzi, la sua mente subisce un cambiamento, si appassiona, si fa rapire da idee che forse sono più forti e giuste. Ma i suoi rapporti al tenente Lippolis non sono ben tollerati.
Valerio Mastandrea - Ten. Lippolis
Il "cattivo" del film è un uomo in realtà mite, maturo, già soppresso da una vita che si porta addosso, in una fede nuziale con la quale si tormenta le dita. La sua unica ambizione è quella di colpire Marangon, con cui ha un conto in sospeso, e così tutta la vicenda si arrotola su sé stessa, e come nei migliori meccanismi, più si procede più le maglie si stringono, invece di sfilacciarsi. Lavorare con lentezza è un crogiolo di storie, poliziesca, criminosa, amorosa, sociale, che si sfiorano e si muovono avendo come baricentro i locali di Via Pratello 41, dove Radio Alice prendeva vita. Lentamente la Storia prende il sopravvento sopra tutte le altre parallele, la situazione cambia secondo ordini che arrivano dall'alto. Una sola frase, una sola decisione, che cambia radicalmente le esistenze di tutte queste pedine di una Bologna in fermento. C'è chi scappa, chi lotta, chi è preso in trappola. Ci sono destini che si uniscono e altri che si biforcano. C'è un ritratto potentissimo di quegli anni, che assomigliano tanto a questi. Sto infatti consigliando di recuperarlo, prima di tutto, proprio perché è un film straordinariamente attuale.
Tommaso Ramenghi e Marco Luisi -
Sgualo e Pelo
E per una volta parlando di un prodotto italiano sono contento di non dovermi fermare qui, all'interpretazione letteraria. Lavorare con lentezza è una pellicola di notevole spessore tecnico. Gli esordienti Tommaso Ramenghi e Marco Luisi, nella loro rozzezza e semplicità, sono perfetti esempi di personaggi neorealisti. Ragazzi coinvolti in un paesaggio che li sovrasta, in una società che capiscono solo parzialmente. Antieroi semplici, che hanno tutto da guadagnare, e molto poco da perdere. Valerio Mastandrea nella parte antipatica di Lippolis ha un ruolo di una maturità unica, forse l'unico cattivo buono di tanto cinema italiano da parecchi anni. Claudia Pandolfi mi ha fatto ricredere su di lei, ma chi si dimostra ancora una volta superiore agli altri, è Valerio Binasco. L'attore che svettava prepotentemente nel gruppo di Noi Credevamo, dimostra anche qui la sua bravura, impersonando il personaggio più romantico ed enigmatico della storia. Un altro grande interprete teatrale scoperto troppo tardi, come Toni Servillo. Fra gli altri compaiono poi Manuel Agnelli con i suoi Afterhours, e Massimo Coppola, del quale è stra-consigliata la fruizione dei meravigliosi documentari realizzati per MTV e LA7.
La fotografia di Gherardo Rossi è ben più che funzionale. Calda e sgranata per le scene alla radio, fredda e virata in blu per la caserma, gelida e sovraesposta negli ambienti familiari, caratterizza il film con immagini finalmente degne di essere ricordate. Il montaggio di Luca Gasparini invece è una sorpresa, nella perfezione con cui ritma le sequenze trovano spazio anche tocchi d'inventiva, esperimenti, idee importanti. Essendo poi questo un film smaccatamente musicale, la colonna sonora di Teho Teardo assume una particolare valenza. Se questo artista fa capolino in tutte le migliori produzioni nostrane, il motivo è da ricercarsi nella sua grande capacità di saper rivoluzionare la partitura da scena a scena. Il suo eclettismo gli permette di alternare struggenti melodie di archi a pezzi elettronici, contribuendo in modo importante all'atmosfera generale e al carattere dei personaggi.
È un piacere osservare innovazione, profondità, e un'aura di originalità in produzioni partorite non esclusivamente dai soliti Sorrentino, Garrone, Molaioli e Moretti. Questo è un ottimo esempio di film italiano come dovrebbe essere, ovvero l'unione delle diverse competenze artistiche di autori provenienti anche dal di fuori del mondo del cinema. Sarebbe bello che i Wu Ming si mettessero all'opera su qualche altra sceneggiatura, portando la loro bravura narrativa e la loro impronta autoriale; sarebbe bello che Domenico Procacci e Guido Chiesa avessero più possibilità a disposizione; sarebbe bello che più gente avesse visto questo film, che invece passò piuttosto inosservato.
Io consiglio di dargli un'opportunità  (fino alla fine dei titoli di coda, mi raccomando)Qui c'è la scheda sul sito ufficiale del regista, con interviste e materiale dietro le quinte, e qui invece è possibile (non so come o perché) visionare gratuitamente e legalmente tutto il film.
Lavorare con lentezza deriva dal titolo della canzone di Enzo Del Re che apriva e chiudeva le trasmissioni di Radio Alice. Particolarità di questo cantastorie, come possiamo vedere in questo video, è il fatto che il suo esclusivo strumento musicale sia una sedia.
E poi dicono che l'Italia non è un paese fantastico.

martedì 8 marzo 2011

La giornata internazionale della donna

Correggio, Ritratto di Gentildonna, 1519
(Ermitage, San Pietroburgo)
...è la ricorrenza che preferisco. Anche più del Natale, sì. Trovo molto più interessante festeggiare l'universo femminile, unico, presente e inestimabile, piuttosto che il compleanno di un tizio deceduto svariati secoli fa. E poi non sono previsti i pranzi con i parenti...
Parlando di questa cosa diventerò sicuramente troppo retorico o enfatico, ma la realtà è che sono un ultras delle donne, un loro accanito sostenitore. Se fossi stato sul Titanic, avrei urlato solo "Prima le donne!" e al diavolo i bambini. Se fossi stato James Bond, non mi sarei mai divincolato dalle braccia della mia girl, per andare ad ammazzare i terroristi, e al diavolo le vittime. E se fossi stato ad un bunga bunga, avrei liberato dei procioni nel letto di Silvio. Ma questo c'entra fino ad un certo punto.
Vedete, io aspetto con impazienza la venuta della prima donna Papa (e nera già che ci siamo, in barba a Nostradamus), il primo Presidente del Consiglio (e della Repubblica e degli Stati Uniti) donna, la prima dittatrice donna. Ci avete fatto caso? Nessun regime militare ne ha mai avuto a capo una, nessuna donna ha mai reso doloroso e invivibile il suo paese (anche se Margaret Tatcher ci è andata abbastanza vicino). Certo, forse è anche per via del fatto che nessuna ha mai avuto potere a sufficienza da poterlo fare (a meno che non vogliate considerare Bloody Mary, ma anche lei era inglese, e da quelle parti si sa, non mangiano sano). Però fidatevi, se su questo pianeta fossero le donne a comandare, ci sarebbero molte meno guerre, e molti più graziosi abbinamenti di colore. Sono semplicemente persone migliori.
Perciò non biasimo Adamo per aver ascoltato Eva. Una donna val pur un paradiso. Anche perché senza donne, nessun luogo può esserlo. Eppure non è un universo facile il loro, e sfido chiunque a poter dire di averlo espugnato completamente. Oscar Wilde, che ne diceva un sacco, ha anche detto: Le donne sono fatte per essere amate e non comprese. Il più delle volte, come dinanzi a quel quadro lassù, non si può fare altro che restarne incantati. Mi sono ritrovato a trascorrere delle ore, sui mezzi pubblici, sui banchi di scuola o sulle panchine dei parchi, ad osservarle, affascinato. In America rimasi a scrutare una figliola che disquisiva con i suoi genitori per un lasso di tempo cui non saprei applicare dei confini, sebbene non capissi una sola parola. Era sufficiente la presenza. Sono convinto che al mondo non ci sia spettacolo migliore da guardare, o creature migliori con cui stare. Sono dell'idea che una giornata sia sprecata se non viene trascorsa, anche in piccola parte, insieme ad una fanciulla. Ho un sacco di rimpianti nel mio bagaglio di cartone, la maggior parte dei quali riguardano le ragazze. Avrei voluto agire in modo diverso, avrei dovuto sapere cosa dire, avrei potuto usare meglio il mio tempo. So che si tratta di una materia delicata ed esplosiva, che vanno "maneggiate" con cura, mettendo in conto una buona percentuale di rischio. Ma ne vale fuckin' la pena.
Mi sono sempre chiesto perché mai abbiano deciso di dedicarsi agli uomini (le lesbiche, loro hanno capito tutto). Per come la vedo io, è come se un gruppo di dee scendesse fra i contadini. Nemmeno fra un milione di anni l'unione fra maschio e femmina sarà una cosa equa, rimane soltanto un favore che ci viene fatto, un atto di compassione, di altruismo, di... amore?
Hillary Clinton, prima fra le 150 donne che
muovono il mondo
. Presenti anche molte
italiane: link
1, 2, 3 e 4
Forse per una donna questo discorso non è istintivo da capire. Solo un uomo può intuire che cosa sia, che cosa significhi quel mistero. È un'indagine in un segreto, un tuffo in una zona inesplorata e inesplorabile. E non per niente da millenni ogni opera d'arte ne parla, e ogni storia che valga la pena di essere raccontata, tratta di una donna. Dante ha disceso l'inferno e scalato il paradiso per Beatrice, Ulisse ha affrontato gli dei e la vastità del mare per tornare da Penelope, Guido sogna tutte le donne della sua vita nel momento più critico della sua carriera, mio nonno non ha resistito nemmeno quattro mesi senza la sua sposa, nonostante tutti i litigi. È inutile fare finta di niente, le donne hanno un potere fortissimo, hanno una loro magia.
L'anno scorso, proprio qualche giorno prima dell'otto marzo, Kathryn Bigelow è stata la prima donna a vincere il premio Oscar per The Hurt Locker, e quest'anno l'ha vinto la danese Susanne Bier per In un mondo migliore, come miglior film straniero. Spero siano solo i primi, il segnale di una nuova era. La storia delle donne è stata lunga e dolorosa, spesso per colpa degli uomini, e in alcuni luoghi questa sofferenza non è ancora finita. Le donne meritano rispetto, e stima, per tutto quello che fanno, ma prima ancora, per tutto ciò che sono. Ed è questo un concetto che qui, francamente, non può trovare spazio. Non può trovare parole.
Perciò, voi che ne avete l'opportunità, voi che avete la fortuna di avere accanto una donna, che per di più vi vuole bene, spegnete quella cazzo di playstation e dedicatele un po' del vostro stupido tempo. Impiegate quei pochi euro per un piccolo mazzo di mimose. È il minimo. Glielo dovete.
Faber, dimmelo tu quello che stavo cercando, con una poesia.

Qui l'originale.

giovedì 3 marzo 2011

Ricardo Barreiro

Buenos Aires, 2 ottobre 1949 - 12 aprile 1999. 50 anni nei quali Ricardo Barreiro ha scritto decine di grandi opere, in bilico fra politica, erotismo e fantascienza. Uno dei padri del fumetto argentino, strenue oppositore del regime militare che nella metà degli anni '70 lo costrinse all'esilio. In sostanza, merita conoscerlo. Anche attraverso questi titoli.


mercoledì 2 marzo 2011

Stanno arrivando (marzo 2012)


Ecco le uscite più interessevoli (ahah!) del mese appena iniziato:

-4 marzo-

Il gioiellino
Il nuovo film di Andrea Molaioli, che nel 2007 aveva molto ben impressionato con il suo esordio, La ragazza del lago. È stato prodotto dalla Indigo Film e sceneggiato, fra gli altri, da Gabriele Romagnoli, scrittore e giornalista, ed è ispirato alle famose vicende della Parmalat. Molaioli torna qui a lavorare con Toni Servillo, si avvale di Teho Teardo alle musiche e di Luca Bigazzi alla fotografia... siamo sicuri che non sia di Sorrentino?

The Fighter
Di David O. Russel, fresco dei due premi oscar vinti da Christan Bale e Melissa Leo per i loro ruoli da non protagonisti, e che nel film interpretano rispettivamente figlio e madre. Ne ho parlato qui e nel complesso lo considero un buon film, ma mi sa che il doppiaggio in questo caso renderà molto meno. La voce di Christian Bale comunque è di Fabio Boccanera.
Abbiamo poi:
Piranha 3D che sembra una grossissima stronzata, per far paura ai teen-ager che non si perdono una puntata di Wild con Fiammetta Cicogna. Chi è Fiammetta Cicogna? E soprattutto perché Christopher Lloyd e Richard Dreyfuss, che sono due attori meravigliosi che hanno fatto cose indimenticabili, compaiono in questa roba?
Easy Girl che sembra un film in cui i teen-ager possono divertirsi da pazzi (con Stanley Tucci nella veste del babbo).
Il buongiorno del mattino scritto da Aline Brosh McKenna, la sceneggiatrice de Il Diavolo veste Prada, e che effettivamente sembra UGUALE a Il Diavolo veste Prada, con una dose più massiccia di humour.
La vita facile commedia italiana che non sembra brutta, e magari non lo è, ma già solo nel trailer si vedono tante di quelle cose che sanno di già visto che... boh, ci rivediamo su rai uno.
Una cella in due che non so neanche come definire. Ci sono Er Cipolla, Maurizio Battista e Massimo Ceccherini, e il trailer è una cosa che lascia sgomenti. Forse però la cosa più preoccupante sono i commenti sottostanti al video.

-11 marzo-

Rango
Il nuovo film di Gore Verbinski, che si è lasciato alle spalle la saga dei Pirati dei Caraibi ma non i suoi attori. Difatti sia Bill Nighy che Johnny Depp prestano qui le voci a questa strana e fantasiosa divagazione western che sembra essere piuttosto divertente e ben fatta. Avevo detto qualcosina già qui. Il doppiatore italiano di Rango è Fabio Boccanera.



I ragazzi stanno bene
Vi rimando direttamente qui, ma prima sappiate che Mark Ruffalo viene doppiato da Fabio Boccanera.
Carissima Me film francese che mi pare si addentri un po' troppo nei territori sacri di Jean-Pierre Jeunet. Sophie Marceau è doppiata da Fabio Boccanera. No, scherzo.
Un film italiano che si chiama Tutti al mare ed esce a metà marzo. Chi va al mare a marzo? Vabbè, è la solita commedia romanesca un po' sboccata, però Gigi Proietti mi ha fatto ridere.
Gangor film italiano di Italo Spinelli, completamente girato in India con attori indiani. Infatti uno di loro è doppiato da Adriano Giannini. Cos'altro? Se lo danno in tre sale è un miracolo.
Le stelle inquiete narra dell'incontro fra la filosofa francese Simone Weil con Gustave e sua moglie Yvette, due contadini. Avete notato quanti film italiani stanno uscendo in questi mesi? Un sacco... Magari non fossero proprio delle merde per la maggior parte...
Holy Water è una commedia inglese. E potremmo fermarci qui perché le commedie inglesi fanno cagare. Questa poi ha un trailer che sembra fatto apposta per indurci a non vederlo.
Il rito un horror con Anthony Hopkins che parla degli esorcismi. Il Diavolo sta venendo a prenderti e tutte queste belle cose qui.
Di Ramona e Beezus avevo già parlato il mese scorso, poi l'hanno posticipato, ma sembra che nessuno se ne sia lamentato. Perciò chissene ancora una volta.

-16 e 18 marzo-

Sorelle Mai
L'ultimo film di Marco Bellocchio, dove recita tutta la famiglia Bellocchio più Alba Rohrwacher. Si tratta di una strana operazione, un'ideale proseguimento di Sorelle del 2006, realizzato con gli studenti del laboratorio "Fare Cinema", ma anche di un ritorno alle atmosfere dell'esordio di Pugni in tasca. Sei episodi girati fra il 1999 e il 2008 su un dramma familiare ambientato sulle rive del Trebbia. Una cosa interessante insomma, da un regista che non ha ancora esaurito la sua voglia di sperimentare.



Tournée
L'esordio alla regia dell'attore francese Mathieu Amalric, che racconta la storia di un impresario parigino che porta in giro per la Francia una compagnia di Burlesque californiana. Le attrici sono delle vere performer ma non siamo di fronte ad un documentario, bensì ad un film on the road che secondo me può regalare qualche sorpresa.

Amici miei - Come tutto ebbe inizio Christian De Sica, Giorgio Panariello, Michele Placido, Paolo Hendel e Massimo Ghini, con la regia di Neri Parenti, continuano la saga di Amici Miei. La notizia e il trailer si commentano da soli, spero che nessuno se ne venga fuori parlando di "omaggio" a Monicelli.
Nessuno mi può giudicare commedia italiana romanesca e sboccata (andrebbe scritto tutto attaccato) in cui Paola Cortellesi, ridotta sul lastrico da un imprevisto, è costretta a diventare una escort per mantenersi. Ma prima dovrà imparare a farlo e ad abbattere i suoi pregiudizi. Sarà sicuramente il prossimo campione d'incassi, ma credo che valga molto poco. "Lurido Alvaro" però è già il mio idolo.
Beyond film svedese con Noomi Rapace diretto da Pernilla August, che prima di questo suo esordio alla regia fu un'attrice scoperta da Ingmar Bergman. Venendo all'opera in questione pare sia una vicenda sulla memoria e sulla rimozione di un doloroso passato. Instrospezione degna del maestro? Chissà.
Dylan Dog ovvero: noi siamo americani, prendiamo un fumetto italiano ambientato a Londra e lo rendiamo un action movie che non c'entra un cazzo con l'originale, però manteniamo il titolo per attirare i gonzi. Non ci credete? "Non serve un piano, solo pistole più grandi". Detto da Dylan. Boicottatelo.
Gnomeo e Giulietta sebbene non ci fosse da aspettarsi la profondità di Toy Story non sembrava un brutto cartone. Ma la scelta del doppiaggio con le inflessioni dialettali me lo fa istantaneamente detestare ed evitare. Bravi! Stronzi!
StreetDance 3D Il film in 3D della settimana, e parla di danza! Che bello! Non solo, ma unisce nella solita e insopportabile parabola buonista hollywoodiana il mondo del ballo da strada e quello classico. Riesco a pensare soltanto "ridicolo" e se mi sforzo un pochino "cazzata".
INUTILE NOTA: il secondo trailer della settimana che sfoggia una canzone di Elton John.

-25 marzo-

Sucker Punch
Il nuovo film di Zack Snider, che promette di essere la gioia di ogni giovane maschio amante dei videogiochi e delle belle figliole sul pianeta. Qui avevo già manifestato interesse, ma del resto questo è il tipo di intrattenimento che preferisco. Puro e adrenalinico, sfacciatamente sopra le righe e senza alcuna falsa pretesa di prendersi sul serio. Come gli indispensabili Crank 1 e 2, Speed Racer, Planet Terror, e tutta quell'amabile categoria di assoluto disimpegno.


Silvio Forever
Il documentario sull'uomo più odioso, odiato e a quanto pare (anche se in realtà no) votato d'Italia. Il trailer è ottimamente costruito e suscita parecchia curiosità. Il nome di Roberto Faenza a me suscita pessimi ricordi, ma la mano sapiente di Rizzo e Stella dovrebbe essere garanzia. Forse per una volta lo guarderò con i pop corn.



Frozen
scritto e diretto da Adam Green. Io in genere li apprezzo questi tipi di horror, fui uno dei pochi a vedere in sala Open Water all'epoca, e fu abbastanza avvincente. Credo che vedere il modo in cui questa situazione grottesca andrà alla deriva, e come questi fanciulli verranno sterminati dalla natura, sarà un'esperienza altrettanto appagante.


Lo stravagante mondo di Greenberg
Un film di Noah Baumbach, che ha già una discreta carriera da regista nonché da sceneggiatore per Wes Anderson. Quest'ultimo nome dovrebbe rendere chiaro che tipo di pellicola (da Sundance) sia questa. Non è che ne sono un fan sfegatato, però non sembra malaccio.
Space Dogs 3D Il 3D questa settimana è offerto dalla Russia. Sì, un cartone animato russo, e no, non è di Genndy Tartakovsky. Peccato...
Amici, Amanti e... Che bel titolo. Mi piace molto. Non lo trovate proprio un bel titolo? Ashton Kutcher e Natalie Portman sono un ragazzo e una ragazza che decidono di iniziare una relazione basata esclusivamente sul sesso, ma poi... Chissà perché, ho come l'impressione che non sarà una buona occasione per una profonda riflessione sociale sul ruolo della sessualità nel mondo di oggi. Ivan Reitman cosa ti sei fumato?
El Cantante La vita di Hector Lavoe, il più grande cantante di Salsa mai esistito. Con Marc Anthony e Jennifer Lopez. Giuro che il trailer non l'ho fatto io tre minuti fa con movie maker.
Non lasciarmi C'è Keira Knightley correte! Una storia sentimentale mista a elementi di fantascienza, dramma, amore e un titolo inedito e originalissimo. A parte gli scherzi Mark Romanek ha diretto un sacco di bei videoclip e One Hour Photo, che non era da buttare. L'ho messo qui ma nulla vieta di rivalutarlo dopo la visione.
Questo mondo è per te Pazzesco, è forse il trailer più brutto che abbia mai visto. Ci sono quelli di Zelig che recitano MALE e alla fine hanno messo una canzone di Dente. Ecco, se chiudete gli occhi da quel punto in poi, tutto migliora.
Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata Un thriller di Carlo Vanzina. No aspetta, lo ridico: un thriller di Carlo Vanzina. Vabbè, il film non ha ancora un trailer ufficiale, ma non so se considerarla una sfortuna.