lunedì 21 febbraio 2011

The Fighter

La pellicola è ispirata alla vita e alla storia sportiva del pugile americano di origine irlandese Mickey Ward, campione nella categoria pesi leggeri, famoso per aver incontrato per tre volte il pugile di origine italiana Arturo Gatti e del suo fratellastro, pugile per un breve periodo e allenatore di Ward, Dickie Eklund. Quest'ultimo nella sua breve carriera pugilistica si è scontrato con il campione del mondo degli anni '70 Sugar Ray Leonard.
Grazie Wikipedia.
La storia è una di quelle che Hollywood non si lascia scappare. Il film doveva essere diretto da Darren Aronofsky, che poi però se ne andò a dirigere Il cigno nero (come biasimarlo), e dopo vari cambi di attori, il progetto finì nelle mani di David O. Russel. Un regista impostosi (?) in anni recenti con un paio di commedie (Amori e disastri e I Heart Huckabees) e un film di guerra che a suo tempo, e a suo modo, apprezzai parecchio: Three Kings. Credo che in questo caso abbia dovuto mettere da parte la sua tendenza a litigare con gli attori fino a far nascere delle scazzottate, famosa quella con George Clooney sul set del film succitato, perché altrimenti rischiava di non rialzarsi più dopo il primo montante.
A tal proposito, ma tralasciando i lati caratteriali, va detto che è uno con le mani abbastanza pesanti nel trattare la materia narrata, e anche in The Fighter la finezza sta da tutt'altra parte. Si passa continuamente da un estremo all'altro, le passioni esplodono oppure non esistono, lacrime, pugni, e frasi retoriche. Un sacco di "fuck". Siamo in un'ambientazione povera e popolare, ed è quindi giusto questo tono grezzo, ma si ha sempre la sensazione che la "storia vera" sia stata romanzata un po' troppo pesantemente, un po' troppo cinematograficamente. Per quanto quello rappresentato sia un mondo difficile e problematico, tutto è decisamente diviso in bianco e nero. Così come la vicenda viene equamente distribuita fra il dramma familiare e quello sportivo.
Sono molte più le scene di conflitto verbale e sentimentale di quelle fisiche sul ring (e talvolta anche fuori), ed è un sicuro merito della regia quello di sapersi destreggiare su entrambi i fronti con buoni risultati. Certamente Russel poggia tutta l'architettura sulle spalle del suo cast, e se Mark Whalberg appare più granitico che espressivo, ci pensa Christian Bale ad esprimere un istrionismo mai così esibito, tanto da andare spesso sopra le righe. La ricerca di attenzioni e la smania di protagonismo del suo personaggio si riflette anche nelle dinamiche fra i due attori, tanto che alla fine risulta difficile non considerare Dickie il protagonista. Sul versante femminile una provocante e ruvida Amy Adams, innamorata di Mickey, deve vedersela con la madre dei due fratelli, Melissa Leo, supportata da una pattuglia di figlie e sorelle pungenti e starnazzanti, ed è uno scontro che spesso regala vibrazioni più forti di quelli virili.
Pur con tutti i suoi numerosi ed evidenti difetti The Fighter è un buon film, godibile nella misura di modeste aspettative. Alla fine ci ritroviamo fra le mani un'edificante e significativa parabola sul riscatto degli umili e della profonda provincia Americana, che anche se cade, sa sempre rialzarsi. Bisogna mettere in conto di assistere ad una storia già raccontata, drammatica e soprattutto un po' ruffiana, ma che sa emozionare. Il fatto che sia fra i candidati all'oscar come miglior film però, è francamente un mistero.

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