domenica 13 marzo 2011

Lavorare con lentezza

Fra i registi italiani attualmente in attività, uno dei nomi secondo me troppo poco considerato, è quello di Guido Chiesa. Regista torinese molto versatile, ha lavorato in America con Jarmusch e Cimino, ha realizzato svariati documentari, videoclip, la serie TV di Sky Quo Vadis, Baby? e scritto e diretto un buon numero di film, fra cui l'adattamento de Il partigiano Johnny, e il suo ultimo Io sono con te, sulla figura di Maria (la mamma di Gesù, non quella con tanti Amici). Risale al 2004 quello che trovo il suo lavoro più riuscito e, forse, appassionato. Prende le mosse da un documentario realizzato nel 2002: Alice è in paradiso, che racconta la storia di Radio Alice, un'emittente radiofonica bolognese attiva nella metà degli anni '70. Fu una delle nascenti radio libere di quel periodo, voluta e creata da un gruppo di amici, che decisero di lasciare la parola a chiunque avesse qualcosa da dire. La sua importanza fu infatti prima di tutto di stampo comunicativo, poi politico, e infine culturale. Attorno al gruppo fondatore si formò un nugolo di attivisti, femministe, "compagni" riuniti per esprimere i nascenti ideali di libertà e rivolta di quegli anni. Nacque quasi un movimento, fatto di sessualità, concerti, dibattiti, e musica proibita. Wikipedia ha come sempre una pagina molto esaustiva sulla Radio, che possiede comunque il suo sito; cliccando sul link di sopra invece trovate informazioni sul documentario stesso alla pagina del sito ufficiale di Guido Chiesa, che è tutto molto interessante, e sul quale merita spendere un po' di tempo.
Valerio Binasco - Marangon
Essendo entrato in contatto con questa realtà, e con questa storia assolutamente cinematografica, il regista ha deciso di farne un film. E la sua prima mossa è stata senza dubbio la più azzeccata, ovvero il reclutamento in massa del collettivo Wu Ming per la sceneggiatura. I cinque scrittori (che adesso sono rimasti in quattro) indubbiamente se ne intendono di narrativa storica e di comunicazione di gruppo, ed hanno realizzato uno script che è probabilmente la vera forza di questo film. Come spesso si ricerca, ma purtroppo latita, è presente qui una solidità di base del testo, un robusto impianto narrativo. C'è la storia di Sgualo e Pelo, due ragazzi delle case popolari che non disdegnano qualche lavoretto per Marangon, un piccolo criminale locale. Quando lui propone loro di scavare un tunnel sotto il centro di Bologna per arrivare alla Cassa di Risparmio, i due cominciano a considerare che possa essere la loro occasione di potersene finalmente andare. Lavorando di pala e piccone, tutte le notti, prendono l'abitudine di ascoltare la radio, e qui si biforca la seconda storia. Quella (romanzata) di Radio Alice, raccontata in siparietti dell'epoca del muto che riescono ad essere sia stilisticamente azzeccati, quanto assai utili all'economia del racconto. Pigi, uno dei ragazzi della radio, stringe un legame affettivo con Marta, che porta su di sé un'altra delle storie dell'intreccio. Lei fa l'avvocato, e come suo incarico deve difendere uno dei giovani delle case popolari, che ha aggredito e malmenato un vecchio della zona. Il ragazzo si rifiuta di parlarle, e Marta sembra essere l'unica che abbia a cuore la sua sorte. Poi c'è Lionello, il carabiniere che ha il compito di monitorare le trasmissioni di Radio Alice. La sua è la figura più emblematica del film, come il capitano Wiesler de Le vite degli altri, ascoltando le parole a flusso libero e continuo dei ragazzi, la sua mente subisce un cambiamento, si appassiona, si fa rapire da idee che forse sono più forti e giuste. Ma i suoi rapporti al tenente Lippolis non sono ben tollerati.
Valerio Mastandrea - Ten. Lippolis
Il "cattivo" del film è un uomo in realtà mite, maturo, già soppresso da una vita che si porta addosso, in una fede nuziale con la quale si tormenta le dita. La sua unica ambizione è quella di colpire Marangon, con cui ha un conto in sospeso, e così tutta la vicenda si arrotola su sé stessa, e come nei migliori meccanismi, più si procede più le maglie si stringono, invece di sfilacciarsi. Lavorare con lentezza è un crogiolo di storie, poliziesca, criminosa, amorosa, sociale, che si sfiorano e si muovono avendo come baricentro i locali di Via Pratello 41, dove Radio Alice prendeva vita. Lentamente la Storia prende il sopravvento sopra tutte le altre parallele, la situazione cambia secondo ordini che arrivano dall'alto. Una sola frase, una sola decisione, che cambia radicalmente le esistenze di tutte queste pedine di una Bologna in fermento. C'è chi scappa, chi lotta, chi è preso in trappola. Ci sono destini che si uniscono e altri che si biforcano. C'è un ritratto potentissimo di quegli anni, che assomigliano tanto a questi. Sto infatti consigliando di recuperarlo, prima di tutto, proprio perché è un film straordinariamente attuale.
Tommaso Ramenghi e Marco Luisi -
Sgualo e Pelo
E per una volta parlando di un prodotto italiano sono contento di non dovermi fermare qui, all'interpretazione letteraria. Lavorare con lentezza è una pellicola di notevole spessore tecnico. Gli esordienti Tommaso Ramenghi e Marco Luisi, nella loro rozzezza e semplicità, sono perfetti esempi di personaggi neorealisti. Ragazzi coinvolti in un paesaggio che li sovrasta, in una società che capiscono solo parzialmente. Antieroi semplici, che hanno tutto da guadagnare, e molto poco da perdere. Valerio Mastandrea nella parte antipatica di Lippolis ha un ruolo di una maturità unica, forse l'unico cattivo buono di tanto cinema italiano da parecchi anni. Claudia Pandolfi mi ha fatto ricredere su di lei, ma chi si dimostra ancora una volta superiore agli altri, è Valerio Binasco. L'attore che svettava prepotentemente nel gruppo di Noi Credevamo, dimostra anche qui la sua bravura, impersonando il personaggio più romantico ed enigmatico della storia. Un altro grande interprete teatrale scoperto troppo tardi, come Toni Servillo. Fra gli altri compaiono poi Manuel Agnelli con i suoi Afterhours, e Massimo Coppola, del quale è stra-consigliata la fruizione dei meravigliosi documentari realizzati per MTV e LA7.
La fotografia di Gherardo Rossi è ben più che funzionale. Calda e sgranata per le scene alla radio, fredda e virata in blu per la caserma, gelida e sovraesposta negli ambienti familiari, caratterizza il film con immagini finalmente degne di essere ricordate. Il montaggio di Luca Gasparini invece è una sorpresa, nella perfezione con cui ritma le sequenze trovano spazio anche tocchi d'inventiva, esperimenti, idee importanti. Essendo poi questo un film smaccatamente musicale, la colonna sonora di Teho Teardo assume una particolare valenza. Se questo artista fa capolino in tutte le migliori produzioni nostrane, il motivo è da ricercarsi nella sua grande capacità di saper rivoluzionare la partitura da scena a scena. Il suo eclettismo gli permette di alternare struggenti melodie di archi a pezzi elettronici, contribuendo in modo importante all'atmosfera generale e al carattere dei personaggi.
È un piacere osservare innovazione, profondità, e un'aura di originalità in produzioni partorite non esclusivamente dai soliti Sorrentino, Garrone, Molaioli e Moretti. Questo è un ottimo esempio di film italiano come dovrebbe essere, ovvero l'unione delle diverse competenze artistiche di autori provenienti anche dal di fuori del mondo del cinema. Sarebbe bello che i Wu Ming si mettessero all'opera su qualche altra sceneggiatura, portando la loro bravura narrativa e la loro impronta autoriale; sarebbe bello che Domenico Procacci e Guido Chiesa avessero più possibilità a disposizione; sarebbe bello che più gente avesse visto questo film, che invece passò piuttosto inosservato.
Io consiglio di dargli un'opportunità  (fino alla fine dei titoli di coda, mi raccomando)Qui c'è la scheda sul sito ufficiale del regista, con interviste e materiale dietro le quinte, e qui invece è possibile (non so come o perché) visionare gratuitamente e legalmente tutto il film.
Lavorare con lentezza deriva dal titolo della canzone di Enzo Del Re che apriva e chiudeva le trasmissioni di Radio Alice. Particolarità di questo cantastorie, come possiamo vedere in questo video, è il fatto che il suo esclusivo strumento musicale sia una sedia.
E poi dicono che l'Italia non è un paese fantastico.

Nessun commento:

Posta un commento