sabato 4 giugno 2011

Four Lions

TROVA LE DIFFERENZE

È davvero molto triste. Il modo in cui la distribuzione italiana ha cercato di vendere questo film, intendo. È patetico. La locandina originale ci mette chiaramente di fronte ad una commedia, ma sottolinea anche la sua nera ambiguità. E soprattutto, con quell'esplosivo e quel corvo, lascia presagire l'argomento del quale si parlerà. In quella italiana abbiamo invece quattro tizi vestiti in modo ridicolo, che potrebbero essere quattro scanzonati amici in vena di follie, richiamando neanche troppo lontanamente Una notte da leoni 2 tutt'ora al cinema. Ma passi la foto, che in realtà non è nemmeno troppo fuorviante.
Qui il problema è (come parecchie altre volte) il dannato sottotitolo. "Poco leoni, molto..." già di per sé non significa un beneamato, ma unito all'immagine di sopra, dà l'idea di uno spettacolo di poco diverso da un film dei fratelli Zucker o Wayans, oppure, per la gioia del pubblico italico, di qualcosa non molto distante da un bizzarro cinepanettone. Che poi, se un regista decide di chiamare in un certo modo il suo film, con due sole parole, senza mettere nessun merdoso sottotitolo, forse è perché ha piacere (nonché il sacrosanto diritto) di lanciare un dato messaggio. Forse vuole proporre un'ambigua suggestione, lasciandolo vano. Forse vuole dirci qualcosa, che non è tutto. E invece no, sottotitoliamolo, perché tanto gli spettatori sono tutti una manica di ebeti, e bisogna imboccarli. Perciò grandi risate! Quattro svitati! Guarda i costumi! Prendi i popcorn! Poco leoni, molto... molto...
Molto un cazzo.
Chiusa parentesi.

Chris Morris è un'esordiente al cinema, ma non proprio una giovane promessa. Da oltre vent'anni inventa, produce e conduce programmi satirici (televisivi e radiofonici) nella natia Britannia. È portatore di un umorismo che ha profonde radici nel proverbiale humour inglese, ma che è stato capace di evolversi in maniera tutto sommato piuttosto originale. È soprattutto una cifra stilistica cinica e irriverente la sua, e che è stato in grado di travasare ottimamente all'interno di un media (a volte ostico) come il cinema. Four Lions così, nonostante il delicato tema, emerge come una pellicola molto divertente, dissacrante, perfino impietosa. Il gruppo di aspiranti terroristi inglesi, che vogliono assolutamente farsi saltare in aria per uccidere gli infedeli, è una fucina di gag, un campionario di battute. Le dinamiche di rapporto fra i caratteri diversi, le diverse convinzioni, la marcata ottusità e la macchiettistica demenza, mischiate alle strambe situazioni in cui i personaggi si ritrovano, costruiscono, scenetta dopo scenetta, la struttura del film. 
Ma fra le righe Morris fa emergere dell'altro, fa passare una sottile critica a tutto il modo in cui il terrorismo viene percepito e trattato oggi. Tratta della sua Inghilterra ma anche del Medio Oriente, della maniera in cui la guerra viene portata avanti e in cui la polizia si occupa delle emergenze. Fa spesso pensare ai Coen l'ombra grottesca con la quale veicola i suoi messaggi, l'impietosa caratterizzazione dei suoi anti-eroi, la loro ingenuità di fronte a cose più grandi di loro. Ma c'è un tono agghiacciante in questo scherzo, portato da una regia documentaristica e dall'assenza pressoché totale di musica. L'indifferenza con cui dispone dei suoi personaggi e del loro destino, al di là di un'immediata empatia con lo spettatore, diventa la chiave per parlare dell'ineluttabilità del male.
Una commedia demenziale che raggela il sangue e sa far riflettere, e alla cui fine si rimane più seri e spaesati che con un adrenalinico thriller. Non era facile.



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