domenica 30 ottobre 2011

Le avventure di Tintin - Il segreto dell'unicorno

Passeggiamo nervosamente fuori dalla stanza della maternità, fumando una sigaretta e guardando a terra. Siamo in tanti, tantissimi, di ogni nazionalità. Siamo i fan di Hergé e del suo Tintin, lo portiamo nel cuore sin da bambini, in una speciale teca, al riparo dalla polvere e dalle intemperie. Ma sono arrivati dei tizi, americani, danarosi, che dicono che adesso ne fanno un film. E basta.
Sono dentro da parecchio tempo, con strani macchinari, computer, tute... Oddio...
Poi d'un tratto si fermano, è finito. Ci chiamano dentro ed eccolo lì. E piangiamo, di gioia... perché è perfetto...

A dire il vero, io ci ho sempre creduto che venisse fuori questa meraviglia qua, mentre altri si preoccupavano, ed il perché è tanto facile: bastava guardare le persone coinvolte. Mentre il nostro Dylan Dog è finito in mano a gente che non sapeva nemmeno che roba fosse, come o perché, la storia dietro a Le Avventure di Tintin - Il segreto dell'unicorno è pressappoco questa:
Steven Spielberg gira I predatori dell'arca perduta nell'81 e legge una recensione che lo compara a Tintin. Incuriosito, si procura gli albi e li divora (leggenda vuole che li abbia letti in francese, da tanto che le immagini lo rapivano). Nel frattempo Hergé, che era un uomo complicato, dichiara di non aver gradito le trasposizioni filmiche e animate del suo personaggio, per di più, nella sua biografia, compare un passo in cui avrebbe detto che il solo Spielberg, che faceva questi popò di film, potesse essere in grado di rendergli giustizia.
Così, nel 1983, durante le riprese di Indiana Jones e il tempio maledetto, Steven insieme Kathleen Kennedy, capoccia della giovane Amblin, si incontrano a Londra. O meglio, avrebbero dovuto, perché Hergé muore quella settimana.
Spielberg ottiene comunque i diritti dalla moglie e si prepara a dirigerne un adattamento con Jack Nicholson nel ruolo di Haddock (slurp!) ma la sceneggiatura non lo convince, perciò non se ne fa nulla.
-CAPITO?? Quando la sceneggiatura è una merda, il film NON SI GIRA! Hollywood, ascolta il tuo maestro.-
I diritti rimbalzano da una parte all'altra, persino fra le psicanalitiche mani di Roman Polanski (no grazie). Finalmente, nel 2002, la DreamWorks li ricompra, e Spielberg ha le idee più chiare: una trilogia su degli episodi precisi, in live action, con il solo Milou artificiale. Ma nel frattempo nel mondo avvengono cose come la Pixar, la trilogia del Signore degli Anelli, la rivolta Motion Capture di Robert Zemeckis.
Peter Jackson gli dice: "Guarda Steve, che se lo fai recitare a Tizio e Caio non viene fuori una cosa fedele e pedissequa ad Hergé. Fallo in Motion Capture come il tuo amico Roby, ma fallo da noi, alla Weta, che siamo i più fighi"
Ma Spielberg non è convinto, lui non li fa i cartoni animati, li produce solo. Allora fanno delle prove, a cui partecipano lo stesso Zemeckis, Andy Serkis e James Cameron, che intanto sta girando Avatar con la Weta e può testimoniarne la figaggine.
E alla fine, dopo aver girato quella schifezzuola dell'ultimo Indiana Jones, sembra che Steven si convinca. E noi stiamo tutti qui a dire: no la motion capture no, è una cazzata!
Ah! La motion capture no e il 3D sì? E poi, l'avete visto per caso L'alba del pianeta delle scimmie? Io sì, e quando il solito Serkis, facendo la parte della scimmia, si dimostra una spanna sopra gli attori in carne e ossa, beh, benvenuta la motion capture.

Però alt, ALT!

Ci sono tutti, non manca più nessuno... solo non si vedono i due liocorni! (questa non potevo non farla). Ma sì amici, manca la sceneggiatura. Chi la scrive, Steven?
"Come chi? Il migliore" risponde lui.
Ah meno male, pensavo volessi metterti tu, che poi esce A. I. Intelligenza Artificiale, che era meglio se posavi il pennino. Ma chi è il migliore, Steven?
Il migliore è Steven Moffat, sceneggiatore inglese della BBC che ha passato gli anni '90 e '00 a incasellare un successo dopo l'altro, vincendo premi da tutte le parti per i suoi Jekyll, Doctor Who e soprattutto Sherlock.
E così lui la scrive, prendendo Il granchio d'oro, Il segreto del liocorno e Il tesoro di Rackam il rosso (nella prima esordisce il capitano Haddock, nelle altre due lui e Tintin si mettono sulle tracce di un antico tesoro) e fondendole in una sola grande avventura, che per alcuni passaggi narrativi e invenzioni, risulta ancora migliore delle spesso ingenue soluzioni originali di Hergé. La scrive, amato e coccolato da Steven, ma poi capita che deve tornare al suo lavoro e non la può finire. Che fare allora?
Semplice, Peter Jackson si ricorda di aver fatto una volta un cammeo in Hot Fuzz, uno dei sensazionali e divertentissimi film di Edgar Wright, e pensa a lui e al suo socio: Joe Cornish. Questi due, se possibile, sono ancora meglio di quell'altro, praticamente i migliori in circolazione.
Prendono la sceneggiatura e dicono ok, e la riscrivono. E c'è da scommettere che le più grandi scene d'azione del film sono opera loro.
Detto questo, il migliore dei registi possibili comincia a girare con la migliore delle sceneggiature possibili con il miglior cast possibile. Oddio, a dire il vero con il cast ci sono un paio di ripensamenti, però il fatto che Dupont e Dupond vengano interpretati da Simon Pegg e Nick Frost (inseparabili compari di Wright e Cornish) sollazza notevolmente. Jamie Bell interpreta un dignitoso Tintin, la cui fortuna è quella di essere sempre in movimento, come l'originale. Daniel Craig è un villain schiacciato dalla motion capture, un personaggio non lontano dagli esperimenti imperfetti di Zemeckis. Se ci fermassimo a loro due i detrattori di questa tecnica potrebbero tirare tutte le frecce al loro arco, dimostrando come renda infinitamente meno espressivi gli attori. Ma il film ha anche la fortuna di avere il massimo interprete della tecnica, quell'Andy Serkis troppo bravo in qualsiasi parte. Il suo Haddock è il SUO Haddock, pur rimanendo quello di Hergé. Riconoscibile eppure mimetico, come i grandi istrioni, come Al Pacino. Toh, non potevo dargli un più alto attestato di stima. Serkis è l'anima di questo film, un genio della sua arte, riportata ai tempi delle movenze sottolineate del muto, rimaneggiate per comunicare con i computer.
Peter Jackson predispone tutto, con la sua Weta, e si defila, lasciando mano al maestro, andando a mettersi alla regia della seconda unità. Uno che ha vinto 250mila oscar che fa il regista della seconda unità! MITO!!!
Il maestro pianifica, ragiona, dirige. La regia di Spielberg è da sempre una goduria, la trappola che ti cattura. Lui è uno che non smette mai di amare il cinema, anche se ti vuole solo intrattenere. Così finisce la sua parte e lo affida alla post produzione, che dura due anni, e infatti lui nel frattempo fa il suo nuovo filmone di Natale: War Horse.
In questi due anni la Weta fa un lavoro incredibile, costruendo i personaggi sull'esatto segno di Hergé, uguali, nei particolari, nelle movenze, perfino nei nasoni (come Warren Beatty in Dick Tracy, film avanti di un'epoca). Poi chiamano il solito Janusz Kaminski a fare il supervisore alla fotografia, perché c'è bisogno di ogni tipo di atmosfera: il buio del castello, il sovraesposto del deserto, la notte infuocata dei pirati. E anche perché è un film di Spielberg, e Kaminski deve esserci. Come c'è il montaggio di Michael Kann e la meravigliosa musica di John Williams, un po' sulle tracce di Prova a prendermi. E come in quel film, vieni accolto da dei titoli di testa stupendi e garbati, che ti presentano Tintin, lo stile della storia, la qualità dello spettacolo che tu, fortunato spettatore, ti accingi a godere.

Il video qui rappresenta i titoli di testa del film, fan made di un animatore di nome James Curran. Non sono quelli ufficiali del film, che sono diecimila volte più belli, ma Spielberg li ha visti e ha offerto un lavoro all'autore per il suo prossimo film. BEL COLPO JIM!

E così via, tutto scivola bellissimo una scena dopo l'altra, dal meraviglioso incipit-omaggio ad Hergé ai primi minuti d'indagine, dall'apparizione di Haddock ai momenti in cui lo senti strillare i suoi epiteti più coloriti (con la voce di Francesco Pannofino, tra l'altro). Ci sono alcune esatte riproposizioni delle medesime vignette e tavole del fumetto, ci sono le soluzioni narrative migliori (e migliorate), e soprattutto c'è la stessa profonda identità.
Basterebbe quel pazzesco, magico, stordente, lunghissimo pianosequenza dell'inseguimento a Beggar per dimostrarlo. Lì c'è tutta l'azione rocambolesca del Tintin fumetto, la sensazione di tour de force che trasmettono le sue avventure, il divertimento dei suoi colpi di scena. Ma c'è anche tutta l'arte dello Spielberg più puro, il suo amore per le sequenze impossibili, le sfide che il cinema ti pone e ti permette di superare, la voglia genuina di emozionare lo spettatore. Qui c'è il miracolo di avere tutto Hergé e tutto Spielberg, in un'unica armoniosa soluzione.
Uno Spielberg ai massimi livelli, che si fa perdonare Indiana Jones e il regno dei teschi di cristallo, proponendo il vero, nuovo Indiana Jones delle nuove generazioni, ripescandolo dal passato.
E chi ancora non crede della Motion Capture, si riguardi qualcuna di queste scene e provi a capire perché questo film non avrebbe potuto essere fatto in nessun altro modo, guadagnandoci molto e non perdendoci nulla.


 

In breve, dimenticate i pregiudizi, sospendetevi l'incredulità, e guardatevi Tintin.

3 commenti:

  1. appena finito di leggere mi son laccato il ciuffo e tinto Idris di bianco; ci si risente appena ho risolto il caso sul fallo della pernice viola! fiuuuu....gne gne dududun (colonna sonora)...

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  2. Temo che il buon Idris potrebbe essere utile soltanto nell'indagine della sorte della salsiccia nello spinoso caso del processo gastrico

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  3. Indy 4 io l' ho trovato godibile sebbene abbia meno inventiva dei precedenti, soprattutto nella seconda parte. "Tin Tin" m' è davvero piaciuto! Devo dire che avevo visto "solo" la serie animata anni 90 e giusto in questi ultimi anni sto recuperando il fumetto! Mi ha stupito come mentre la prima parte fonde un po de "Il granchio d' oro" e "Il segreto del Liocorno", nella seconda si va praticamente ex novo! Infatti quando ho letto il volume ci sono rimasto così per quanto era diverso °_O! Soprattutto per un personaggio che qui fa solo da comparsa ne ISDL!
    Comunque una gran bella pellicola, fresca e divertente. Peccato sia stato un po sottovalutato, almeno in nord-america e da noi!

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