sabato 16 aprile 2011

I guardiani del destino

David è lanciato verso una promettente carriera politica (situazione ottimamente introdotta e inculcata nei titoli di testa, a mo' di Quarto Potere), che una sera incontra per caso (!!!) una ragazza, Elise, con la quale instaura fin da subito un forte legame. Questo incontro suscita in lui una sorta di ispirazione nel suo lavoro, ma al contempo fissa nella sua mente l'indelebile figura della ragazza, fuggente e misteriosa. In breve, David si innamora perdutamente.
Parallelamente a ciò, alcune figure sinistre cominciano a serpeggiare nella vicenda. Sono uomini eleganti, che indossano un borsalino, costruiti per essere anonimi e dimenticati. Proprio uno di costoro, qualche tempo dopo, fallisce comicamente (e non era voluto) il suo compito, ovvero impedire a David di prendere l'autobus per andare a lavoro. Sul mezzo viaggia anche Elise, i due si rincontrano e passano altro tempo prezioso insieme, si scambiano i numeri di telefono, si salutano invaghiti. 
David, in perfetto orario, arriva in ufficio e lo trova messo sottosopra dagli uomini misteriosi. Tenta di fuggire ma questi sembrano avere capacità sovrumane, ed in breve lo immobilizzano. Confessano di essere Guardiani del Destino, anche se noi li appelliamo con diversi altri nomi (angeli?), e spiegano a David di essere coloro che gestiscono le cose sul nostro pianeta, facendo sì che le persone seguano il Piano. Un piano scritto dal Presidente, che non può essere ignorato e modificato, sul quale è inciso il percorso di tutti noi. Il destino di David era di arrivare in ritardo e non incontrarli mai, ma è anche quello di diventare una figura sempre più importante nella politica, eventualità che non potrà concretizzarsi se continuerà a frequentare la bella Elise. A ciò si aggiunge anche il fatto che nemmeno i sogni di lei, di divenire una brillante ballerina, si avvereranno mai, se seguiteranno nel loro rapporto.
E qui stanno tutte le domande, che reggono la storia e la rendono grande: l'amore può (e deve) cambiare il destino? È giusto lottare per esso, pur sapendo che porterà alla rovina? È più importante seguire il proprio cuore o la propria ragione? Che cos'è il destino?
Una splendida trama che solleva questioni importanti, in questi anni così vuoti di contenuti, potrebbe far passare questo film come una specie di prodigio. In realtà è un racconto del 1954 (Adjustment Team e da noi tradotto Squadra Riparazioni) di Philip K. Dick, uno dei più grandi scrittori (di fantascienza, ma sarebbe riduttivo) di tutti i tempi. Prolificissimo e vulcanico, questo è uno dei tanti racconti di cui è disseminata la sua gioventù, spediti a varie riviste con incalzante frequenza, in questo caso a Orbit Science Fiction. Per chi lo conosce e ha già sondato la profondità dei suoi pensieri, la genialità delle sue invenzioni, e la potenza delle sue idee, c'è poco da aggiungere. La bellezza di questo film sta tutta nella trama, intelligente e modernissima, anzi futuristica, ancora oggi a cinquant'anni di distanza.
George Nolfi, che ha scritto benissimo Ocean's Twelve e The Bourne Ultimatum (a mio parere i migliori episodi delle rispettive saghe) dimostra una buona penna anche qui, costruendo bene la sua struttura, dandole un passo da thriller con echi da storia d'amore dalle ambizioni drammatiche. La love story fra David ed Elise è decisamente la parte migliore, nutrita da dialoghi perfetti, dolci, gettati nell'amaro grigiore del potere superiore. Proprio con questa pellicola Nolfi passa anche dietro alla macchina da presa, e la sua si dimostra una buona regia, corretta, senza lode e senza infamia. Si basa sul suo attore feticcio Damon, credibilie sia come politico che come uomo action, e sulla sempre più brava Emily Blunt, il cui personaggio subisce però una strana metamorfosi, da affascinante e misteriosa, a solita fanciulla in pericolo.
John Toll è uno dei più bravi (e purtroppo sconosciuti) direttori della fotografia attualmente in circolazione, basti sapere che ha vinto due Oscar ed ha nella sua filmografia titoli come La sottile linea rossa, Vanilla Sky, Braveheart...
James Horner, che è un mito, ha realizzato la tipica colonna sonora da film Hollywoodiano, funzionale e di commento. E questo è più o meno tutto.
Una bella fiaba per accontentare il pubblico, in attesa di raggiungere, laggiù dove si trova, anni luce avanti a noi, Philip K. Dick, che dal futuro ci osserva, scruta, e descrive i nostri destini.

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