lunedì 11 aprile 2011

Offside

Ad essere offside qui sono le donne iraniane, che per questioni di buon costume non possono entrare allo stadio. E così rimangono in fuorigioco nelle manifestazioni sportive, nella società, ma non nel cinema di Jafar Panahi.
Ora come ora lui sta scontando una condanna del Tribunale di Teheran, risalente al dicembre 2010, che gli impedisce di dirigere, scrivere o produrre film, viaggiare e rilasciare qualsiasi intervista per 20 anni. Motivo per il quale questo (risalente al 2006 e distribuito da noi solo adesso) rischia di essere il suo ultimo film.
Racconta le vicissitudini di un gruppo di ragazze nel giorno della partita di qualificazione ai Mondiali di Germania fra Iran e Bahrain, mostrando i tentativi di queste donne di infiltrarsi allo stadio in qualsiasi modo. La loro passione calcistica deve però scontrarsi con la maledizione del loro sesso e della loro terra di nascita, in una storia fatta di attese, vuoti, dialoghi asciutti, azioni che si svolgono fuori campo. Le tifose ribelli vengono tenute in custodia da un drappello della milizia ma non si arrendono. Tentano fughe rocambolesche, tengono alto il morale, stringono amicizia fra di loro e con i loro imbranati carcerieri. Nemmeno questi ultimi hanno ben chiari i motivi di questa prigionia, eseguono gli ordini, non si pongono domande, e non sono nemmeno in grado di dare risposte. Panahi dipinge una commedia ironica pungente e acuta, mascherando nei dialoghi grandi quesiti sociologici spaventosi, proprio perché profondamente razionali. Elemento questo, che da sempre sgomenta i regimi e le popolazioni intere.
Film lontano anni luce dall'estetica europea e americana, Offside ha un'anima indissolubilmente mediorientale, e va visto comprendendo le grandi distanze da cui arriva. Oltrepassando i suoi limiti, si aprono davanti agli occhi tutti i difficili tasselli che Panahi ha assemblato, con difficoltà difficilmente immaginabili. Il discorso che viene fatto qui supera largamente le apparenze, perché non si parla di calcio o passione sportiva, ma di libertà, e di diritto alla felicità. Qualunque essa sia.




Offside ha vinto il premio della giuria al Festival di Berlino del 2006, qui c'è l'appello per la liberazione di Panahi, e il film si trova adesso al cinema, in pochissime sale sperdute da qualche parte nella penisola. Se riuscite a trovarlo mi sento di consigliarlo, perché questo è cinema che sveglia la mente e fa nascere pensieri. Perché questo è un film importante, in una parola: alieno.

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