martedì 21 dicembre 2010

AVARAT


Eccoci qui, come promesso, a parlare ancora del 3D. Ma non applicato al cinema, bensì al fumetto. Non ve l'aspettavate eh? Beh nemmeno io... cioè, riponevo la massima fiducia in Leo Ortolani, come al solito, ma non mi aspettavo che uscisse un'opera così bella. Invece Avarat è il solito prodigio di questo geniale autore. L'ennesima irresistibile parodia, dopo La lunga notte dell'investigatore Merlo, Il Signore dei Ratti, Star Rats (unico titolo di un fumetto palindromo) 299+1 e molte, molte altre. Ma ancora una volta non si è fermato alla mera presa in giro, ha guardato all'interno della storia, alle sue tematiche e alle sue situazioni più forti, tralasciando giustamente ciò che non era assimilabile al suo stile. E nel fare ciò,  per dare un senso più ampio alla sua rilettura, ha superato la concezione del film in quanto tale, analizzando Avatar in quanto fenomeno, della società e del mondo del cinema.
Usando la tecnica dell'anaglifo, Ortolani e lo staff supervisionato dall'onnipresente editor Andrea Plazzi, hanno provveduto a dotare anche la parodia della tecnologia 3D che caratterizza appunto il film. In passato c'erano stati soltanto esperimenti di questo tipo nel campo dell'arte sequenziale (fra gli altri del maestro Jack Kirby e di Moore & O'Neill per La Lega degli Straordinari Gentlemen) ma il risultato qui raggiunto è certamente il migliore. I disegni di Leo si adattano perfettamente a questa soluzione, e lui è subito abile nello sfruttare in profondità le possibilità della nuova tecnica, e della narrazione su molteplici piani, conferendo qualcosa di più alle sue tavole widescreen e alla concezione delle gag. Perché poi, alla fine, tolta la piacevole sorpresa di una lettura fatta in questo modo, il punto forte di Avarat risiede come prevedibile nella sceneggiatura. Le battute sono a raffica, visive, testuali, metatestuali, si passa dalla comicità più fine e pungente a quella più grezza e grossolana. È incredibile sapere che la gestazione di questo fumetto è avvenuta in contemporanea a lavoro che Ortolani svolge costantemente, ed in assoluta autonomia, per portare ogni due mesi Rat-Man nelle edicole. Un'altra delle sue meraviglie, come il rimpianto Venerdì 13 e le sopracitate avventure del più strambo dei supereroi. E sul modo in cui ogni numero e ogni saga riesca ad essere completamente diversa dalle altre ci sarebbe poi da tornare e aprire un lungo dibattito.
In sintesi Ortolani si riconferma il miglior autore italiano, ed Avarat un progetto che supera ogni aspettativa, e che più di ogni altra cosa diverte.
E per questo... grazie.

"È Natale ragazzo, tutti vogliono una fetta di Pandora"

Nessun commento:

Posta un commento