giovedì 2 dicembre 2010

Lode ai ladini

Huff, sono riemerso. Sapeste che avventure, ma rieccomi quì! Beh?Nessuno mi accoglie? Hm... eh vabè.
Dalla mia ultima pubblicazione sono avvenute molte cose, questo blog sta evolvendosi in meglio, mi chiedo solo quanto tempo debba ancora trascorrere affinchè sia riconosciuto come spietato concorrente di Wikipedia (tendo a precisare: gli amministratori quì curano post affidandosi esclusivamente a proprie conoscenze, mai troverete informazioni pari alla nota enciclopedia... avete capito malfamati? MAI. fine parentesi). Ora tocca a me. Innanzitutto tengo comunicare ai miei inesauribili fans della "montagna" di non disperarsi sulla chiusura delle pubblicazioni, non me ne vogliate in quanto all'argomento è stato dato ben più ampio spazio su questo blog, risparmiando così agli amanti del "tutt'altro" scortesi infiltrazioni assestanti. Visitatelo tutti!!! Dico a voi... si insomma....niente, proprio nessuno, eh vabè. Venendo a noi, busso a questo convento non senza bagaglio. Da parecchio infatti mi trascino stupidamente dietro questo magnifico album, prima di parlarvene è il caso però di chiarire alcune parole sull'impagabile artista. Parlo di Antonella Ruggero, celeberrima quanto dimenticata. La sua inesauribile fonte artistica infatti ha preso il via proprio subito dopo il distaccamento dal complesso che l'ha resa famosa......un momento solo che cerco... ah eccoli, i Matia Bazar. Genovese d'origine, quindi già destinata ad una carriera artistica coltiva una formidabile qualità vocale, angelica e seducente anche per orecchie meno fini. Appena uscita dal gruppo, ancora frastonata da il via all'inusuale attività solistica, dopo alcuni anni vive l'album Libera (che sulla disperazione la dice lunga). Insolita attività perchè? Sono pochi gli artisti che si danno ad una carriera musicale tanto ricercata, nel tempo questa donnina affronta magistralmente ogni tipo di genere e sperimentazione sonora, raccolti in una serie di album che conto fortemente menzionare in seguito. Io o altri, purchè si faccia! Fra le opere, spiccano a mio avviso le ricerche melodiche popolari e tradizionali. Fra queste, nel 2008 si è svolto uno straordinario concerto nella regione del Trentino, precisamente nella cittadina di Canazei nel cuore della Val di Fassa. Prima che mi scordi l'album si chiama "Cjanta Vilotis". Dico straordinario perchè tratta fra le più belle musicalità locali, chiaramente dimenticati, cantati in uno dei più splendidi dialetti, anzi lingue d'Italia, il "ser" Ladino. Ora potrei diramarmi spiegando diverse cose, preferirei non tramutare questo post in una lezione di storia, cominciamo però col dire che il Ladino dolomitico non è una burlesca storpiatura della lingua madre indeuropea, quantopiù una perla appartenente alle "lingue retromanze", quei particolari dialetti faticosamente riconosciuti come lingue assestanti ed è tutt'ora insegnata nelle scuole locali. Ne spicca una pronuncia dolcissima, incredibile se pensiamo quanto le caratteristiche venete mischino gli accenti d'origine slaviche e la confinante, ruggente lingua tedesca. Antonella coglie queste finezze, ripesca nella tradizione i canti più rilevanti (sicuramnte anche i meno) li mette sotto l'esecuzione di formidabili musicisti (diretti dal grande arrangiatore Roberto Colombo, marito di Antonella), ma soprattutto canta supportata da splendide voci locali che rivelano i seguenti nomi: Caia Grimaz, Marlene Schuen, Maria Moling. Oggi ci è ben difficile recepire tali magnifici reperti. Un po' come i miei reverendi colleghi tentano di spronare gli animi riguardo a film fuori dalle richieste commerciali e proiettati solo in cinema di nicchia, soprattutto nella musica sarebbe necessario far tornare alla gente l'interesse verso un motivetto che non sia appagante solo dall'ondegiare osceno culo di Lady Gaga. Al fine di evitarmi l'embolia tornerei all'album evidenziando fra le meraviglie delle meraviglie, la meraviglia delle meraviglie. La vetta, via! Traccia n°15: attacca l'introduzione strumentale che fa presagire un'esecuzione arabeggiante del motivetto partigiano "Bella Ciao", tutto cambia però quando inizia il brano, rievocando ora sonorità jazzistiche , condite dal cantato su una versione di testo alternativa all'originale ed infine, una battaglia di assoli che portano lo sventurato ascoltatore esanime, disperato e indegno del momento vissuto. Mi raccomando, siate prudenti! A conclusione vado lasciarvi il sito dove accedere per l'acquisto, perchè diamne non vorrete scaricarlo? Oltre che d'infamia verreste sfreggiati dal risentimento di non vantar vostro il dvd del concerto, e un ottimo libretto sacro già solo per alcune nozioni ladine. In ultimis non vi resta che il consueto assaggio di quanto fin'ora detto: oderete il brano Done Mari nel duetto con Loris Vescovo & Caia Grimaz.
Buon ascolto!!

1 commento:

  1. Lo compro subito in triplice copia. Spero tanto di trovare all'interno anche il gagliardetto di Canazei

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