giovedì 18 novembre 2010

I miei pregiudizi su:

LA NOIA


Secondo me, tra cinema e letteratura non c'è mai stata una vera lotta. Entrambe le arti convivono felicemente da più di un secolo, senza dare fastidio a nessuno (Brunetta escluso).
Eppure, ogni volta che esce un film tratto da un romanzo, novantanove spettatori su cento finiscono col paragonare le due opere. Il più delle volte escono dalla sala scontenti, dispiaciuti, adombrati e risentiti. (Ho trovato un dizionario di sinonimi straordinario, strepitoso, sensazionale)
In questi casi sembra che si vada al cinema soltanto per avere una conferma dei propri pregiudizi. Si spendono quei 5€  e quelle due ore di vita, solo per poter dire:  

Mi è piaciuto di più il libro.

Non vi fa venire i brividi lungo la schiena, questa frase? 
Io cado abitualmente in questa trappola, ma ora che ho compreso la gravità di quest'azione, posso finalmente fustigarmi/vi. 
Un romanzo non può (quasi) mai paragonarsi ad una sceneggiatura. Questo è il punto.

Non voglio dilungarmi sull'eterna questione - è meglio leggere prima il libro o la gallina?
perchè sarebbe inutile e dannoso. 
Il mio unico consiglio in proposito è quello di valutare le due opere singolarmente, lasciando da parte i paragoni insignificanti (nel libro il protagonista aveva un taglio di capelli diverso, il regista ha "dimenticato" di girare una scena fondamentale per me e mia sorella, non ci sono le note del testo a fondo schermo eccetera).

Guardando La Noia di Damiano Damiani mi è stato molto difficile non pensare alle parole di Moravia, agli ambienti, ai gesti e alle fisionomie che ormai avevo creato nella mia mente.
Senza queste creazioni mentali, il film potrebbe benissimo essere un'opera a sè, creata ex novo dal regista. A mio avviso manchevole, ma sicuramente diversa.

Il lettore che si appresta a leggere il romanzo probabilmente si aspetta di ricevere consigli per sconfiggere il grigiore quotidiano (io avevo preparato già le forbici dalla punta arrotondata e il cartoncino colorato), ed è per questo che fin dalle prime pagine viene precisato il significato che assume la parola noia per il protagonista. Un significato nuovo, che probabilmente non avevamo mai preso in considerazione.

«Per molti la noia è il contrario del divertimento; e divertimento è distrazione, dimenticanza. Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà»


Leggètelo, capre!





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