venerdì 12 novembre 2010

Migrazioni



Oggi, fra gli altri, esce al cinema Stanno tutti bene, un film di Kirk Jones con Robert De Niro, Drew Barrymore, Kate Beckinsale e quel matto di Sam Rockwell. In America è già stato gustato e digerito, perché è uscito nel 2009, e probabilmente si trova già infilato in qualche collezione di DVD. Qua esce un anno dopo, perché non se lo volevano giocare come film di Natale, anche se siamo ancora a Novembre. Vabbè.
Il titolo originale è Everybody's Fine, e così lo chiameremo per non confonderci. Perché è il remake dello Stanno tutti bene di Peppuccio Tornatore, anno 1990, con Marcello Mastroianni (e gli altri non servono, che basta lui) e parleremo anche di questo.
In realtà io non parlerò di un bel niente, poiché stavolta sono solo un tramite. Ospito qui, nel mio modesto spazio, un intervento originale e certificato della nostra inviata in Inghilterra, Elena, che in quel di Salford ha compiuto un'analisi congiunta, intrecciata e sopraffina dei due titoli (se qualcosa non va è solamente colpa della mia asineria come traduttore).
Ok, silenzio in sala:

La storia di Stanno tutti bene è una buona rappresentazione dell'Italia di fine anni '80 e inizio '90, dove le differenze fra nord e sud sono piuttosto evidenti. Il film racconta il viaggio di un vecchio siciliano, Matteo Scuro, che va a trovare i figli sparsi in cinque diverse città: Napoli, Roma, Firenze, Milano e Torino. Purtroppo, ciò che scoprirà non era quello che si aspettava, ed il suo iniziale ottimismo svanirà lentamente lasciando il posto a delusione e scoramento.
Tornatore parla di un uomo semplice, di una volta, estraneo a molte delle dinamiche del mondo moderno, che tenta di combattere la solitudine in cui è piombato, facendo finta di vivere ancora con la defunta moglie. Uscendo dal mondo ristretto dove ha vissuto tutti gli anni nei quail ha lavorato, trova una società cambiata, dove le persone non comunicano più, tanto che per conversare è costretto a farsi fare delle domande che altrimenti non gli verrebbero poste. Le città sono popolate da pazzi, criminali e maleducati, e nessuno è disposto ad aiutare nessuno, in un mondo dove vige la legge del più forte. Anche i suoi figli non sono quelli che si aspettava, bugiardi, infelici, disinteressati, e anche con loro preferisce rivivere il passato, immaginandoli da piccoli, tutti assieme. L’unica persona con la quale stringe un legame positivo, è un’anziana signora che lo aiuta a riparare la foto di famiglia a cui tanto tiene, rovinata da un controllore. In lei trova uno spirito affine, che capisce lo spaesamento in cui si trova, e con la quale può condividere delle antiche abitudini. Il film è quindi anche un mezzo per comprendere il cambiamento dei tempi, ed il concetto di antico e moderno.
I luoghi sono molto significativi, più Matteo sale verso nord più accresce l’amarezza per ciò che il suo viaggio si sta rivelando. Un punto molto interessante, oltre alla storia principale, è la tematica della differenza fra nord e sud Italia, e come questo influenzi l'andamento del film e dei personaggi.  Le grandi metropoli si dimostrano affollate e inquinate, e le persone avvelenate dallo stress. La vita cui Matteo è abituato si trova completamente all'opposto, lui vive in un piccolo paesino periferico chiamato Castelvetrano, dove le poche anime si conoscono tutte. Gli abitanti delle città del nord sono più indaffarati, cinici, frenetici, e soprattutto indifferenti agli altri e ai loro problemi. In una scena Matteo viene derubato da un ragazzo, in una stazione, un luogo pubblico, ma nessuno interviene. Mastroianni rende in modo eccellente il modo in cui il personaggio rimane scioccato, non solo perché nessuno lo aiuta, ma soprattutto perché la persona che lo sta derubando è soltanto un ragazzino.
Alla fine emerge che i figli non gli hanno detto la verità riguardo l'andamento delle loro esistenze per non farlo stare in pensiero, cosa che lui disapprova. Però, una volta tornato a casa, facendo simbolicamente il resoconto all'anima di sua moglie, anche lui ometterà la verità, dicendo che stanno tutti bene, per l’assurdo motivo di non farla preoccupare.
Tornatore non offre una soluzione ai problemi che pone, e nemmeno un approdo sereno al suo personaggio, che in un finale amaro preferisce anche lui la menzogna, piuttosto che provocare dolore alla persona amata.
Anche in Everybody's Fine i figli del protagonista, che qui si chiama Frank Goode, vivono in città tutte diverse, ma il fatto che per raggiungerli viaggi in treno, e non in aereo, cosa che sarebbe molto più ovvia in spazi grandi come quelli dell’America, viene giustificata dalla malattia ai polmoni di Frank, la quale ci collega al suo lavoro: la creazione dei rivestimenti in pvc per le linee telefoniche. Simbolicamente quindi, mette in comunicazione tutte le persone lontane, proprio come lui e i suoi figli, e come le conversazioni telefoniche che questi ultimi fanno di nascosto.
Nella versione americana i personaggi perdono la loro valenza negativa, i figli non dicono la verità al padre non per cattiveria, ma perché neanche loro la conoscono.
Frank, come Matteo Scuro, ha fatto molti sacrifici per i suoi figli, e li ha sempre spinti a diventare il meglio, anche lui rimasto vedovo vive una vita sbilenca e nel passato, e si potrebbe dire che i due personaggi siano del tutto simili. Ma le similitudini fra i due film invece si fermano qui.
Anche Frank è un uomo di un altro tempo, ma si muove in modo meno impacciato di Matteo in quello che visita, forse anche perchè è migliore. Emblematica è la differenza nella scena della rapina in metropolitana. Mentre nell'opera di Tornatore ci sono un sacco di persone che ignorano il sopruso, qui avviene in solitudine, dove nessuno neanche volendo avrebbe potuto intervenire. È come se la stessa storia avesse una faccia diversa se ambientata in America o in Italia, tanto che qui riesce ad avere una fine positiva. Frank riuscirà ad appianare le divergenze e ad avere la famiglia al completo attorno a se, con i suoi problemi e le sue differenze. Forse anche per via dell’undici settembre, che ha avvicinato notevolmente gli americani, si è avuta una netta svolta nella concezione della nuova società. La vicenda trova una soluzione nella tolleranza, nel perdono e nella voglia di stare insieme.


Elena

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