domenica 21 novembre 2010

Il mondo contro Scott Pilgrim
























PREMESSA

Allora, oggi sono andato a vedere questo film in Vietnam... no scusate, non era il confine cambogiano, era il torinese. Comunque, dopo tanta (ma tanta) acqua arrivo al cinema, dove trovo una coda infinita. Beh certo, è uscito Harry Potter... mica ciufole.
Tocca a me:
-Ciao, uno per Scott Pilgrim
-Per cosa??
-Scott...Pilgrim...versus...the world... (sguardo perplesso)
-Ma quando inizia? (pure lei)
-Ehm... adesso... (occhi che guardano da una parte all'altra, cercando aiuto)
Ok, ce la facciamo, mi dà il biglietto e mi dirigo trottando all'ingresso della sala in questione, ma ahimé, nessuno che possa strappare il biglietto. Disperazione, corro all'altra ala del multisala.
-Ciao, per la sala 5?
-Eh devi andare di là
-Eh ma... non c'è nessuno
-Ah
In quel momento un ominide spunta accanto al meccanismo che occlude l'ingresso dalla parte opposta, una seconda corsa mi riporta da lui.
-Posso aiutarti?
-Mah... dovrei entrare
-Dove?
-Lì
-Ah... ma è già iniziato eh
E invece no, perché quando entro c'è ancora la pubblicità, e la sala vuota, e mi siedo dove mi pare, e mi diverto a immaginare gli altri stipati nelle sale a fianco che non possono neanche appoggiare l'ombrello, ah ah! E che Dio benedica sempre il personale del multisala che non sa quello che accade nel proprio cinema.
Dopo un po' arrivano tre ragazzi che si comporteranno egregiamente, tre figliole che cincischieranno un pochino, lassù in cima, e un gruppetto di infanti balordi casinisti venuti soltanto a mangiare i pop-corn. Ma quel Dio di cui blateravo poc'anzi farà sì che lasceranno la sala dopo soltanto un quarto d'ora, delusi, ma già privati di ben otto euri. Sempre sia lodato.

FINE PREMESSA

Ma veniamo alla pellicola in questione, che è una meraviglia (in ogni senso possibile della parola), sin dal rimaneggiamento del logo iniziale della Universal.
Ci sono film che richiedono uno sforzo allo spettatore, una partecipazione attiva all'opera, un'attenzione particolare ed un lavoro intellettuale su ciò che viene mostrato. Bene, questo è completamente all'opposto (ma in senso buono, non come per le robe di Boldi). Si tratta di un film che bisogna subire, e a cui bisogna approcciarsi facendo proprio in modo assoluto il concetto di sospensione dell'incredulità. Niente vi può preparare a quello che vedrete, non guardate il trailer per non rovinarvi la sorpresa, e lasciate perdere la trama, che tanto non vi direbbe nulla. Limitatevi a sapere che Scott Pilgrim, per poter stare con Ramona, deve prima sconfiggere la lega dei suoi sette ex fidanzati supermalvagi (sì, è un film di supereroi, non ve l'avevo detto?). Abbandonate il pensiero razionale e lasciatevi investire dal film più visionario dell'anno (con tanti saluti all'onirismo simmetrico di Inception e del suo regista-ragioniere). La fantasia, linguistica, narrativa, visiva e testuale, straborda dalle immagini in ogni scena, giocando sempre al rialzo. Vedrete lo schermo esplodere più volte ed espandersi sotto i vostri occhi, con buona pace del 3D e di quei cazzo di occhialini (scusate).
Edgar Wright, che è uno fra i più interessanti autori emergenti del momento, con all'attivo due titoli già di culto: L'alba dei morti dementi e Hot Fuzz, sfoga tutta la sua genuina visionarietà adattando per lo schermo un fumetto di Bryan Lee O'Malley che, parlandone, prende di mira il mondo indie e controcorrente dei giovani di Toronto. Crea un'opera fresca e originale, equilibrata nelle sue parti di sentimentalismo (sì, è un film romantico, non vi avevo avvertiti?) e di lotta violenta (no, scherzavo, è un film di azione), e scrive benissimo ad ogni livello (i dialoghi fra Scott e Ramona sono perfetti). La costituzione del film è comunque il puro divertimento, non solo nel senso ridanciano, ma nel vero significato dell'intrattenimento. Ci fa sorridere, ci appassiona, ci fa emozionare, ci trasporta in una dimensione ludica dove tutto è possibile. Attraverso un montaggio che elimina tutte le pause morte, e sfrutta ogni tipo di transizione per mantenere alto il ritmo, Wright (accodandosi all'intuizione del fumetto originale) sviluppa un vero e proprio videogioco in più livelli, dove l'obiettivo, come provano a fare in sala giochi Scott e Knives, è uccidere il boss finale, il ninja bianco. Gli effetti speciali sono semplicemente incredibili, e permeano ogni scena facendo entrare lo spettatore in un'esperienza pop senza precedenti.
Wright realizza un film difficilissimo, che uno come Terrence Malick ad esempio, avrebbe impiegato vent'anni a portare a termine (a proposito ci siamo quasi con Tree of Life), con una maestria unica e un'apparente facilità. Se non con questo, con il suo prossimo film, c'è da scommettere che entrerà prepotentemente nelle alte sfere del cinema mondiale.
Poi, se ancora non vi siete convinti ad andare a vederlo, sappiate che tutto il cast è eccellente (Brandon Routh che fa ancora superman soprattutto), e che le musiche sono di Nigel Godrich (il membro aggiunto dei Radiohead, sì) e questo dovrebbe bastarvi.
Ora, neanche a farlo apposta, scrivo queste mie righe subito dopo l'eccellente articolo del nostro membro più femminesco e aggraziato, sul rapporto fra letteratura e cinema. Ebbene, qui abbiamo il miglior tentativo di fusione fra fumetto, cinema e videogioco (occhio al titolo), sin qui mai visto. Il processo è iniziato con il tentativo di trasporre in modo fedele e pedissequo le meravigliose tavole originali di Frank Miller (ovvero Dio in terra) prima per Sin City (e non è un caso che Wright faccia capolino fra quelli che hanno contribuito a Grindhouse), poi per 300 (del secondo più grande regista visionario in circolazione, Zack Snyder), e infine per l'autografo Spirit, dove lo sperimentalismo visivo si spinge ancora un passo avanti. Ognuno di questi titoli meriterebbe (e chissà, forse avrà) un articolo per sé, ma la nostra veloce cavalcata ci porta fino ai fratelli Wachowski e al delizioso Speed Racer, che è un evidente modello per Scott Pilgrim vs. the world. Qui abbiamo per la prima volta le soluzioni narrative e di montaggio che caratterizzano anche questo film, il quale però abbandona il tono infantile (non è per bambini, è per giovani, di qualsiasi età) e si spinge ancora più in avanti nello spalmare un fumetto su uno schermo, riprendendo persino onomatopee e didascalie. Cinema del duemila, nuovo e originale, aperto agli stimoli di altre forme di comunicazione e media. Solido, colorato, vertiginoso e dinamico come un videoclip, sperimentale e folle. Cercate questo film e studiatelo godetevelo, perché fra tanti anni verrà ricordato come uno dei classici del cinema del futuro. Che vi piaccia o no.


2 commenti:

  1. Non c'entra con la faccenda, ma è doveroso farvi presente che è nato un nuovo blog, a questo indirizzo http://davide-ilmontanaro.blogspot.com/ dove il decano Davide sfogherà doppiamente la sua e la vostra fame di montagna. Non fate che non ve l'ho detto poi eh...

    RispondiElimina
  2. In seguito alla doverosa visione del post mi ritrovo intenzionato a ragiungere la sala così come mi trovo, speriamo i ramponi non danneggino le moquette.
    Ringrazio profondamente l'autore per aver citato il giovane blog, commosso soprattutto all'appellativo "decano".

    RispondiElimina