sabato 6 novembre 2010

Playtime


 Jacques Tati  (1967)

 
Nonostante la corrente sembri andare in direzione opposta, vorrei cercare di scrivere una recensione comprensibile ai più, evitando se possibile i tanti aggettivi e neologismi cari alla maggior parte dei Ghezzi de'noantri. Eviterei anche la solita premessa riguardo alle mie competenze limitat(issim)e in merito, altrimenti smetto di scrivere seduta stante e vado a cercare un po' di autostima in giardino. 

Ho visto PlayTime anche se non ne sentivo il bisogno impellente, senza avere molta familiarità con il regista, Jacques Tati, ma con la giusta dose di curiosità.
  
L'interminabile avventura di Monsieur Hulot, protagonista a tratti trascurato del film, si svolge tra gli edifici di una Parigi che si lascia scorgere appena. 
A dominare la scena troviamo edifici immensi, sproporzionati, continuamente affollati ma stranamente vuoti, indecifrabili ed incompleti.
Nonostante questo, i  personaggi che vediamo affannarsi tra gli infiniti corridoi di questo paesaggio urbano, fatta eccezione per Hulot, sembrano decisamente a proprio agio; forse perchè ignari e ciechi dinnanzi al mondo asettico ed impersonale che li ospita.
In questa realtà dove nulla sembra veramente distinguersi, la bellezza della città e dei suoi monumenti-simbolo passa totalmente inosservata, persino agli occhi di quei turisti avidi di sapere e vedere.
Uno spettatore medio, interessato più alla salatura dei pop corn che a queste precisazioni, troverebbe sicuramente qualche difficoltà a riconoscere il paesaggio Parigino. Ma ecco che finalmente Tati offre allo spettatore più attento (cioè quello che ha lo sguardo rivolto verso lo schermo) una prova inequivocabile. Forse non è un caso che questo indizio decisivo ci sia offerto proprio da uno dei tanti vetri/specchi che vedremo nel corso del film. Una porta vetrata viene aperta fino a rivelare il riflesso della Tour Eiffel prima e dell'Arc De Triomphe dopo. Se non sbaglio... perchè in quel momento stavo guardando il mio vicino di posto. 
La modernità e la tecnologia ci svelano quindi una realtà antica, forse sorpassata ed invisibile ai più, ma ancora presente e viva. Senza necessariamente plagiare Leopardi.

Credo che la curiosità di cui parlavo qualche riga più in su, sia indispensabile per cogliere a fondo ogni sfumatura di questo film. I primi piani vengono eliminati, dando assoluta priorità agli spazi ampi, così da poter mostrare più azioni contemporaneamente. Sta poi allo spettatore avvedersene.
Alcune scene, per la loro complessità, richiedono un grado di attenzione e minuziosità che solitamente si ha solo sfogliando La Settimana Enigmistica. Lo spettatore non viene portato dal regista ad osservare lo svolgersi di un'azione, ma è lo spettatore stesso a costruire il suo spazio, a seconda delle capacità.
 
Girovagando nel www ho avuto la fortuna di imbattermi in un commento di Alberto Moravia, un autore che mi Affascina e che consiglio a tutti i puritani in ascolto.

Moravia si sofferma soprattutto sul contrasto tra soggetto e massa. Il primo sembra identificarsi esclusivamente nella figura di Hulot, l'ultimo superstite. L'unico a differenziarsi, non solo per l'aspetto fisico o l'abbigliamento, ma anche per il suo rapportarsi con gli oggetti che lo circondano. Oggetti che solo ai suoi occhi rivelano la loro stranezza e comicità.

La modernità però sembra non risparmiare niente e nessuno, si impone con prepotenza sul mondo plasmando le menti, abituandole ad un'efficienza effimera e vuota di contenuto, come rivela soprattutto la seconda parte del film.
Forse anche la figura di Hulot è destinata a cedere di fronte all'arrivo inesorabile della tecnologia. Nel corso del film alcuni sosia del protagonista si intravvedono tra le strade caotiche di Parigi, una specie di produzione seriale di personaggi che potrebbe suggerirci la futura scomparsa di ogni diversità.








,,Il mondo moderno è ormai organizzato in modo che le cose le fanno soltanto i gruppi, le masse, le collettività (quando le fanno). L’individuo, nel mondo di massa, è impotente."
 (Alberto Moravia)





E facciamo tanti auguri a Bruno, và.

2 commenti:

  1. Non credere che questo basti ad esimerti dal regalare anche a me i sali da bagno con la stellina e la paperella.

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  2. U_U porterò un pacco fuxia anche per te. Senza nessuna borsa, altrimenti lo nasconderesti.

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