mercoledì 10 novembre 2010

The Social Network -recensione in anteprima-


Dopo aver provato a fare lo Spielberg (e vincere l'oscar) con Il curioso caso di Benjamin Button, David Fincher torna a narrare nel modo moderno e dinamico che gli riesce meglio, e a raccontare una storia di giovani con difficili rapporti sociali, che ricorrono così all'aggregazione, non più in oscure cantine dove malmenarsi a vicenda, ma su eteree piattaforme digitali.
"Nel passato abbiamo vissuto nelle caverne, nel futuro vivremo su internet" dice (più o meno) Sean Parker, il creatore di Napster, qui interpretato da un Justin Timberlake perfetto nel ruolo del figaccione spaccone (ma scommetto che vent'anni fa la parte sarebbe andata all'amico Brad). Gli attori sono tutti magnifici, Jesse Eisenberg in testa, che rappresenta al meglio il genialoide Zucherberg, e a cui probabilmente spetterà almeno una candidatura ai prossimi Oscar. Con l'ampliamento a dieci delle candidature per miglior film, poi, sarebbe opportuno se almeno una spettasse a The Social Network (che comunque, c'è da scommetterci, farà degli incassi spropositati), perché è una pellicola meravigliosa in ogni sua parte: regia (ovvio), sceneggiatura (di Aaron Sorkin), fotografia (di Jeff Cronenweth), e musiche (di Atticus Ross e Trent Reznor, che il regista ha conosciuto negli anni in cui girava i videoclip, fra gli altri, dei Nine Inch Nails).
La trama, che deriva da questo illuminante libro, si concentra sull'ascesa del più grande genio informatico di questa generazione, sulla creazione di una delle più importanti e radicali invenzioni degli ultimi anni, e sulle beghe legali che hanno coinvolto entrambi. Oltre a questo, la parte puramente filmica è come sempre eccezionale. Il film è scandito per due ore da un ritmo sostenuto, e riesce a non annoiare mai. In una scena si evade dai dialoghi che lo dominano, e viene mostrata una gara di canottaggio dove le immagini, i suoni, i colori, e la musica, si liberano dalla gabbia del racconto, per offrire una pausa di grande piacevolezza visiva. Perché questo è anche e soprattutto un film divertente, che regala momenti d'ilarità in particolar modo con i due fratelli Winklevoss (il modo in cui l'attore Armie Hammer viene splendidamente sdoppiato nei due gemelli meriterebbe un capitolo a parte, e forse un altro Oscar).
Questo non è un thriller, genere per il quale Fincher è evidentemente nato, ma ne ha quasi le caratteristiche linguistiche. La creazione di Facebook viene inframezzata dalle cause milionarie che hanno coinvolto i suoi creatori, in un meccanismo sofisticatissimo (come le righe di codice che vediamo scrivere da Zucherberg), in cui l'inizio tarantiniano si proietta sulla fine, ribaltando la dichiarazione iniziale "io non voglio amici", e chiudendo un cerchio ideale (in cui la parola chiave è stronzo). Sì perché forse il social network più famoso del mondo, altro non è stato che il tentativo da parte di un ragazzo isolato, troppo brillante per i suoi simili, di stabilire un ponte con gli altri, di trovare un po' di amore.

"Non arrivi a 500 milioni di amici (e a un mucchio di soldi) senza farti qualche nemico"



PS: Fruirlo in una sala colma di studenti universitari, incredibilmente in religioso silenzio, è stata poi un'esperienza unica, che ha dato alla visione un sapore peculiare e memorabile, "generazionale".

5 commenti:

  1. Ringrazio per il fondamentale apporto in veste di redattore Lussy, golifsta quasi professionista.

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  2. Nella foto qui sopra Zuckerberg sembra Neil il grande artista.

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  3. Chissà se ha anche lui un profilo su Facebook. Mi piacerebbe ancora chiedergli come gli era venuta l'idea di usare dei cd per fare gli occhiali da sole dello sciatore. Geniale...!

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  4. "Geniale!" detto con la voce di Mucciaccciaiciccia?

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  5. Ovvio! Non l'ho fatta bene? Spe che riprovo...
    Geniale!!

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